Nord e Sud - anno III - n. 19 - giugno 1956

F. DE SANCTIS, Epistolario. 1836-1856, a cura di G. Ferretti e M. Mazzocchi Alemanni, Einaudi, Torino, 1956 (Opere, vol. XVIII). Esce, finalmente, dopo molte promesse e 1unghe attese, nell'edizione d·elle O pere diretta dal Muscetta, il primo volume del1'epistolario desanctisiano. Gli studiosi e tutti i lettori del grande critico irpino, che per le lettere di alcuni periodi della sua vita dovevano ricorrere a pubblicazioni sparse in riviste ed in atti d'accademia, non potranno che compiacersi dell'iniziativa ed augurarsi che al primo seguano ben presto gli· altri due volumi, anche se per gli anni tra il '56 e il '60 le Lettere dall'esilio stampate dal Croce offrono un corpo organico e abbastanza agevole da consultare. Certo non v'è da pensare che grosse novità interpretative o biografiche possano venir fuori da una nuova pubblicazione dell'epistolario del De Sanctis: come s'è accennato, la massima parte della corrispondenza era già nota, e dopo la stampa, fatta l'anno scorso, delle lettere a Teresa e a Pasquale Villari (cfr. Nord e Sud, n. 14, pp. 124-128) non si sa di rilevanti fondi inediti. Ma è importante, appunto, aver questa corrispondenza tutta .... RECENSIONI insiem•e, raccolta e ben ordinata, corredata di indici accurati e di tutti quegli altri documenti epistolari che servono ad agevolarne la lettura. Tale è il merito principale dell'edizione dell'Einaudi: e non è merito che possa sottovalutarsi. Il più folto manipolo di inediti del primo volume dell'Epistolario è costituito dalle lettere alla famiglia che vanno alla incirca fino al 1848. All'inizio si ha l'impressione che ci venga innanzi un De Sanctis alquanto diverso da quello con cui siamo familiari; e si comprende meglio che leggendo le pagine autobiografiche o gli scritti della giovinezza quanto profonda dovette essere su lui l'influenza del marchese Puoti. << Ciccillo » scrive a casa, al padre Alessandro, allo zio Giuseppe, con tutti i rigori del purismo puotiano: « tanta è la dolcezza che io provo a ragionar con esso voi », << aggradite i miei sinceri sentimenti di stima», « vi fo prin1.amente assapere >>, << che dispiacere proverei, se a me fruttasse comodo l'incomodo di Mammà ... ». E sì che lo zio Giuseppe, buon prete ed ottimo liberale, aveva nelle risposte uno stile più immediato e diretto ( « O gran cordone di S. Francesco », non esiterà a scrivere una volta p_er il ritardo della posta); e il padre Alessandro, per quanto dottore in utro- [112] Bibloteca Gino Bianco

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