Nord e Sud - anno III - n. 19 - giugno 1956

sostenitori politici avevano litigato, incluso tra essi il capomafia, un Fleres di Partinico, nella cui casa egli aveva tenuito incontri con capi monarchici. Da questo istante ogni cosa mutò. Questo non significò che tutta la mafia sicilia,na si volgesse contro di lui, perchè l'organizzazione era elastica e priva di una direzione centrale, ma significò che una sezione della mafia nel cuore del suo proprio distretto gli era divenuta nemica. L'ostilità aumentava con la rete delle parentele e delle amicizie, in altri distretti, dei mafiosi che gli erano divenuti ostili. Quest'odio restò limitato tuttavia alla vecchia mafia. Ne conseguì automaticamente che il partito democristiano il quale aveva così a lungo civettato con Giuliano (sebbene in modo non assolutamente sicuro e determinabile), si distaccò decisamente da lui, e da tutte le sue attività. I democristiani vennero ad un accordo con la vecchia mafia, nessun atto pubblico di apostasia fu necessario perchè l'alleanza con Giuliano non era stata mai apertamente riconosciuta; ma, qualunque possa essere stata la verità sui precedenti rapporti fra Giuliano e il partito al governo, è certo che il ministro degli Interni Scelba divenne ora dichiaratamente suo nemico. Ormai gli amici più forti che restavano a Giuliano erano la giovane mafia, i monarchici ed alcuni potenti elementi della Polizia; i suoi nemici erano il Governo italiano, nella persona di Scelba e, almeno potenzialmente ,tutta la vecchia mafia. * * * Nell'aprile del '49 Giuliano aveva scritto al Presidente del governo regionale siciliano sfidandolo a duello; scrisse un'altra lettera alla stampa, dichiarando guerra totale ai carabinieri e decretando che chiunque entrasse nella sua zona di operazioni, doveva portare una striscia •bianca al braccio, altrimenti sarebbe stato fucilato sull'istante. Offrì grosse paghe a -chiunque sì unisse al suo esercito a combattere per la <<libertà». A Roma Scelba era seriamente preoccupato. Giuliano gli aveva mandato un emissario, un deputato del Parlamento siciliano, col messaggio che la guerra avrebbe avuto termine soltanto se il Governo avesse concesso una larga amnistia ed avesse rilasciato i seguaci di Giuliano che si trovavano in carcere. Scelba rispose in pubblico che egli « non trattava con i banditi>> e pose una taglia di 5 milioni sulla testa di Giuliano. Il bandito rispose con un'offerta ancora [101] Bibloteca Gino Bianco

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