Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

un'alleanza democratica (cfr. p,. es. in propo~ito il fortdo di Leo Valiani in Italia Libera del 26 febbraio 1947 e il mio saggio « DalZ.'unità an,tifascista all'unità democratica» in Socialismo, 1947) n. 7-12); sempre partendo da queste premesse) ho sostenuto lo scorso anno) al congresso del mio pa11vito a Torino) che la D.C,J avendo accettato di assumere la difesa dei gra..ndi interessi privilegiati del nostro Paese) non poteva) come partito) dar vita ad una' reale politica di sviluppo democratico) nonostante i fermenti democratici che vi si agitan,o alla base. In qite~to stesso senso, ho parlato al congresso, di Milano del 1953) sostenendo che l'arco delle possibili a~leanze per una politica democratica è n,ecessariamente limitato dalla logica degli interessi di classe: è impossibile fare la democrazia in Italia senza l'app·oggio degli operai) dei contadini) dei ceti medi uvrbani e rurali) e soprattutto, dei tecnici e degli Zintel- · lettualiJ ma è impos9ibile farla con i mo,nopolistiJ con i grossi banchieri) con i grandi agrari) con i clericali) e naturalmente anche con i partiti che accettano di difenderne gli interessi. e) Ho sempre ritenuto che una politica di questa natura) baisata su vaste alleanze ma altresì su chiari obiettivi democratici che escludano la c<Ynfusione e la demagogia) richieda due condizion.i essenziali: l'appoggio di tutte le forze operaie) e quindi una politica unitaria dei due partiti defila classe operaia) e) nell'ambito di questa politica wnitariaJ una presenza attiva d'el PSI come perno e come animatore dello schieramento democratico,. Conseguentemente ho sempre negato che si potesse in, Itafia far progredire seri·amente la costruzione dello sitato democratico sulla base della p·oliti'ca social~ democratica di appoggio all'imperialismo americarno e d'.i rottura d'elltunità operaia) e neppure sulla base dell'esportazione in Italia di mentalità e di metodi del comunismo staliniano) pu111riconoscendo la fun,zione esSrenziale dell'URSS alla testa del movimento id'i emancipazione del pro.Zetariato mondiale. Ciò mi ha valso sempre molte critiche da tutt'e le parti: sono stato vo,lta a volta tacciato di « agente dello stalinismo » perchè sono sempre rima.sito fermissimo nelle posizioni unitarie e n.ella lotta contro la po,litica atla1 nticaJ oppure di « trotzkista» o di « titoista» perchè ho• osttinatamente creduto nella molteplicità delle vie al socialismo) o anche) come hanno fatto i Suoi collaboratori) ,di « maJ$sÌmalista » o d'i « e,stremista » p·erchè n.on credo i comp~o ... messi di vertici ·•più utili delle lotte di massa e preferisco in genere le strade maestre alle scorciatoie. f) Non ho creduto neppure in questi an.nii alla inevitabilità del.la guerra nè alla decadenza irrimediabile della pro·duzione capitalistica, e ho rifiutato le impostazioni politiche semplicistiche che ne de11ivavano. Queste tesi, che ho avuto ora il piacere di veder confermate al XX Cdngresso del PCUS, [96] BiblotecaGino Bianco

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