Un certo numer,o di meridionali in possesso di una occupazione stabile si riunisce invece tutte le domeniche in un campo di bocce, attiguo ad un ristorante di borgo San Paolo. Si tratta dei «fortunati», degli elementi più· attivi e qualificati che sono riusciti ,ad entrare alla Fiat, o in qualche industria minore, ed hanno già assunto quel tono distaccato e disinvolto che deriva da una relativa sicurezza economica. Ma, ad altro e anche più alto livello, di meridionali che a Torino abbiano conseguito una reale fortuna, riuscendo ad affermarsi nel campo degli affari, ve ne sono parecchi; e sarebbe estremamente difficile riconoscere la provenienza e la storia di ognuno, specie di quelli la cui immigrazione risale addietro negli anni. Basti ricordare, per fare un esempio, tra gli ospiti relativamente recenti della capitale _piemontese, i due abruzzesi Romolo Pomponio e Merlino che, nel giro di un decennio, hanno impostato una delle più grandi imprese di costruzione della città. Insieme vennero da Mentone, ove avevano lavorato per molti anni, con pochi risparmi, ma con le idee chiare sul da farsi. Il dopoguerra aveva favorito la loro società, e l'affermazione è venuta. Lo stesso discorso p,otrebbe farsi per la industria di mobili << razionali e funzionali » Gorgone, l'industria dello slogan « gorgonizzatevi >>, il cui proprietario, Antonio Gorg,one, è un siciliano la cui fama si è ormai diffusa in tutta la Penisola. Di un altro genere è l'affermazione conseguita da immigrati meridionali nell'ambito della politica e delle professioni liberali. Anche qui la enumerazione potrebbe essere lunga, trattandosi di un settore - quello delle attività intellettuali - in cui più acuto e rilevante è il fenomeno della disoccupazione meridionale, anche in conseguenz.a dell'inflazione degli studi 1 classici ed universitari, che nelle regioni del Sud tocca le sue punte più alte. * * * Da un punto di vista scientifico e sociale la nostra emigrazione interna, che si sv.olge individualmente, e non collettivamente, oltre a recare un notevole perturb,amento nelle condizioni demografiche nazionali, stratifica alla periferi~ delle città quella massa d'uomini poverissimi che il Marshall chiama residum e che alla vita della città stessa è dannosa, perchè si compone di uomini norinalmente inattivi che, vivendo d' espedienti [86] Bibloteca Gino Bianco
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