Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

L'articolo 16 della Costituzione dice: << Ogni cittadino può circolare e soggiornare l~beramente, in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge sta'bilisce in· via generale per motivi di sa11ità e di sicurezza». Ma l'emigrante sa, quando emigra clandestinamente, che non ha nessuna protezione legale (per la legge del '39, contro l'urbanesimo, egli non esiste nel Comune in cui di fatto risiede) e che, anche se trova un'occupazione, corre il rischio di perderla da un momento all'altro e di essere inviato al Comune di origine col foglio di via. Questo emigrante sa cosa lo attende a Torino e ciò che può accadergli; pure viene su, magari a tappe, quasi sempre con pochissimi soldi in tasca. Il maglione di lana, le scarpe risuolate, il biglietto per il treno, tutto è preso a credito. << Manderò presto i soldi>>,dice ~lla moglie, alla madre, che restano nelle squallide case del Sud. E l'avventura in città incomincia. L'avventura in città incomincia, di solito, da Porta Nuova. Il dottor Melano, dell'Ufficio statistiche di via Principe Amedeo 10, mi ha detto che di fronte ai 200 mila torinesi vivono 600 mila aggregati, dei quali circa 300 mila sono meridionali. Le cifre diventano quasi spassose nella loro spietata chiarezza. Ma questi 300 mila aggregati dove trovarli? Torino è un gran ventre di balena che nasconde i Giona e paria, riservandosi di soffiarli fuori il sabato, e ,alla domenica, per iniettarli al cinema e ai parchi pubblici, quando cioè non è più possibile distinguere la serva dalla padrona. « Ma i meridionali sono come i negri in una società di bianchi: si riconoscono sabito dalla faccia, dalle parole » mi ha detto un torinese. E ha soggiunto: << Li potrà rintracciare tutti, se appena ha la pazienza di seguire le piste di uno». L'ingarbugliato filo di Arianna si dipana, si fa chiaro e meno sottile nel labirinto della città e, a poco a poco, se ne viene a capo, da persona a persona, poi a gruppi di persone, poi a intere comunità. Il primo clan, e non è certo il più edificante, fatto di giov,ani scapoli, rivenditori, mediocri biscazzieri, trafficanti in oro e ottone e « patacche » - gente che vive alla giornata e, .ormai, nell'avventura della giornata - l'ho scoperto nei dintorni del Municipio: via della Basilica, via Santa ·Chiara, via S. Domenico, ecc. Qui i meridionali vivono a grappoli, chiassosamente, davanti alle porte delle piccole osterie o negli androni dei dormitori pubblici. Consumano un pasto con 200 lire, dormono pagando [81] Bibloteca Gino Bianco

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