Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

gono all'insegna della monotonia più uggiosa, su un tema solo, insistente, ossessionante: quello delle mostre. Naturalmente, su questo piano, la più solenne, la più imperiale, la più cc nostra », è quella d'Oltremare. Ma questo discorso l'abbiamo già fatto troppe volte, perchè valga la pena di continuare. Dobbiamo invece dissipare un'altra illusione tipica, di quello esemplare,. sempre più raro oggi, che è la cosiddetta persona di buon senso. Questi potrebbe ingenuamente credere che, prima di procedere ai surriferiti stanziamenti di bilancio, si fosse almeno questa volta pensato a quali debbano essere i contenuti e gli scopi di questo Ente Mostra d'Oltremare. Ma non ci si pensò quando all'indomani della guerra lo si volle risuscitare per virtù di legge, credendo che bastasse mutarne la denominazione per assicurargli un.i vita decorosa, utile ed interessante; non ci si è pensato, naturalmente, nean-- che adesso. Dal fatto che per i prossimi cinque anni si sono stanziati « soltanto » 85 milioni, quando per sanare i àeficit delle due precedenti gestioni sono stati necessari oltre 402 milioni e mezzo, si potrebbe ragiO!Ilevolmente· pensare, che si sia per imboccare la strada giusta, quella di un ridimensionamento della l\t1ostra. Ma le cose sono tutt'altro che ,chiare, specie se 1 Si ten; gono presenti le dichiarazioni che l'ing. Astarita ha fatto alla stampa cittadina: « Bisogna legare la Mostra ad interessì più grandi di quelli della sola città di Napoli, ci vuole qualcosa di nazionale o, meglio ancora, di internazionale. Più grande è la collettività che si serve della Mostra e la alimenta, più certa è la vita futura dell'Ente, più grandi saranno i vantaggi che ne trarrà la città di Napoli, più, forte l'attrattiva turistica di cui non potrà che beneficiare la nostra città. >> Par1ole estremamente generiche ed anche preoccupanti forse, a meno che esise non nascondano - e conoscendo l'ing. Astarita si potrebbe anche sperarlo - un preciso disegno. Si ricorderà che proprio all'inizio della primavera scorsa, l'allora Ministro Gava, parlando all'assemblea della Isvei1ner disse che il Presidente Scelba, nel corso del suo viaggio negli Stati Uniti, aveva prospettato al Governo di questo paese e, più in generale, alle va~ie rappresentanze internazionali al- . l'ONU, l'opportlliilità di creare a Napoli un Istituto internazionale di studi per lo sviluppo delle aree depresse, un istituto specializzato sul tipo della F.A.O., dell'I.L.O., dell'Unesco. Dicemmo allora (cfr. Nord· e Sud n. 6 maggio 1955) che la proposta andava incoraggiata e sostenuta, anche se essa non ' poteva risolvere, di per sè, il problema della Mostra. È passato un anno, e di quell'idea, come di tante altre, del resto, non se n'è sap,uto più 1r1ulla. Tramontata? Forse non del tutto, se molto recentemente Paolo Pietravalle- (in L'industria meridianale n. 1-2 del 1956) ha creduto di doverla riprendere, sia pure agganciandola alla creazione, nell'ambito della Mostra d'Oltremare, di una grande mostra del Mezzogiorno, che avesse per tema l'area ìclepressa nazionale. Noi ripetiamo adesso quel che dicemmo allora: « Se questo Istituto deve sorgere, ben venga, e venga a Napoli, capitale della più antica e [57] Bibloteca Gino Bianco

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