Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

La mostra immortale La sera del 16 marzo arrivò a Napoli la gTande notizia. Tutto. l'inverno e che inverno! - i napoletani non avevano pensato ad altro; in fondo anche l'abbattimento dei tigli di piazza Municipio, meglio noto come <e lo scempio », per anto11omasia, perpetrato da Lauro ai danni della città da lui amministrata, si era svelato alla distanza un semplice diversivo, anche se molto ben pensato e saggiamente orchestrato. Il vero pro·blema napoletano, lo sapevano tutti, era uno solo, era sempre stato uno soltanto: la Mostra, quella bella Mostra d'Oltremare, uscita così provata dalla guerra e dimostratasi così ribelle ad ogni cura, da quella chiassosa ed energica di Tocchetti, a quella silenziosa e tranquilla di Fon1i. Ma se ad altri meno atte11ti osservatori poteva sfuggire q11esta semplice ed accorata verità, i parlamentari napoletani l'avevano sempre nel cuore. Si spiega, allora, perchè, nell'imminenza delle . elezioni amministrative, la Commissione Finanze e Tesoro della Camera, riunita in sede legislativa, alla presenza del Ministro dell'Industria on. Cortese e dei sottosegretari alle Finanze ed al Tesoro, abbia a cuor leggero varato un provvedimento che ancora una volta di1nostra l'in1prontitudine con cui i11 Italia sì determinano certe spese. Ed i giornali della sera del 16 marzo portarono in prima pagina la lieta novella: un miliardo e 500 milioni, a titolo di concorso per i lavori di ricostruzione, ripristino ed ampliamento; 402 milioni e mezzo per il risanamento dei disavanzi di gestione degli esercizi 1951-'52 e 1952-'53; un co11tribt1to straordinario annuo di 85 milioni, per cinque anni, a partire dall'esercizio finanziario 1954-'55. Contemporaneamente si autorizzava ì'Ente lviostra ad alienare beni per un complesso di I miliardo e 200 1nilioni ed, accogliendo le dimissioni che il prefetto Forni aveva presentato fin dall'autunno, si nominava Commissario all'Ente stesso, l'ing. Tom·maso Astarita, uomo simpaticamente noto negli ambienti 1 bancari e giornalistici della città. Indubbiamente quella sera i napoletani mangiarono con più appetito; ed intorno al -clescofamiliare, di certo, ogni buon padre di famiglia comrr1entò ed illustrò a dovere l'enorme portata ed il grande significato del provvedimento. Nè si può escludere che qualche napoletano di più facile contentatura abbia esclamato quella sera: troppa grazia, con l'usuale invocazione al Santo di Padova. È senz'altro da escludersi, i,nvece, che ci sia stato chi abbia pensato a quante cose avrebbero potuto farsi co,n tutti i milioni che in un batter d'o·cchio si era deciso di gettare dalla fi11estra. È proprio verq che soltanto chi ha un bel gruzzolo riesce ad avere un senso preciso del· denaro. Noi in Italia non abbiamo mai soldi, ma: siamo bravissimi a gareggiare nello spenderli nei 1nodi più inutili possilbili. Si potrebbe magari pensare che queste gare, grazie alla nostra proverbiale intelligenza, riescano 'almeno divertenti e variate; ed invece corre l'obbligo di rilevare che esse si svol- [56] Bibloteca Gino Bianco

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