crepuscolari (vedi « Camminata 1944 »). La nota sulla quale egli fallisce puntualmente è appunto quella della tragedia « sociale » : si pensi soprattutto a « Gnastillo » e a cc Fravecature », dove fa irruzione a tratti il solito realismo sanguinolento di marca ottocentesca, a tratti una sorta di patetico compiacimento che lascia inevitabilmente freddi. Gli stessi Carz,ti morali se1nbrano confermate, d'altra parte, quello che dicevamo poc'a1nzi sulla natura del « popolarismo » di Viviani, che resta confinato nella stessa visione cc reazionaria» (il termine non è nostro) di ct1i lo si addita come superatore: un moralismo ammiccante ed immobile, disincantato e sentenzioso, cautamente motteggiatore ma, in fondo, benpensante (oggi direnuno qual11nquistico) percorre tutti i sonetti della raccolta. Ci sentiamo di con·divi.dere, a conclusione, il lucido giudizio del Pasolini - secondo cui Viviani cc fonde in definitiva il realismo spesso banale e volgare del russianesimo con la musicalità, spesso canzonettistica, del digiacomismo » - a patto che tale fusione si intenda compiuta in maniera piuttosto saltuaria, e solo nelle cose migliori, corne ci siamo sforzati di chiarire; 1nentre laddove il poeta tenta l'una o l'altra strada della tradizione, a senso unico, il risultato è solo quello di Uiil facile colorismo o di un fosco naturalismo di maniera. Alcune liriche degne di figurare in un'antologia della poesia napoletana e tutto un prontuario di vita partenopea ,come quello che balza con vivacità dalle pagine di Viviani (e che qui è opportunamente ricondotto alla co1nprensione del lettore italiano) giustificano di per sè - lo dicevamo all'inizio - l'edizione vallecchiana. Quello che non appare giustificabile è il goffo tentativo di accaparramento di cui l'opera del poeta-drammaturgo napoletano - come già quella di De Filippo e di innumerevoli altri scrittori, dialettali e non - è stata e continua ad essere oggetto e, diremmo, vittima. Le esagerate esaltazioni sono talvolta più dannose, per la fama di un artista, di qualunque stroncatura. Nel nostro caso, il panegirico di Viviani ha implicato un interessato riesame della poesia dialettale napoletana dalle origini, co•n i risultati che ci siamo sforzati di lumeggiare. È già stata troppa grazia che un critico di sinistra, osannando le poesie di Viviani s.u un quotidiano di partito, abbia sorprendentemente riconosciuto, seppure fra molte riserve, che cc anche Salvatore Di Giacomo fu un grmde poeta ~>. I due curatori del volume vivianesco, tutti intenti a costruire e glorificare, lungo cinquanta e più pagine d'introduzione, il loro cc poeta socialista», non si sono mai lasciata sfuggire un'ammissione del genere. NELLO AJELLO [55] ., Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==