Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

• rio. Le più orecchiabili deformazioni marxistiche, i luoghi comuni più corrivi sulla poesia di « verità » e di « denuncia», le mezze idee più tenaci sulla poetica del realismo 'e del ·neorealismo si distribuiscono e si accalcano allora nelle circa cinquanta pagine di cui consta la prefazione del Ricci su « Vivia11i nella poesia e nella vita napoletana ». Il fastidio che ingenera una simile lettura risulta peraltro lenito, ma soltanto iin parte, dall'avere già il lettore delibato in numerose sedi, organizzate su diversi registri, con diversa dignità di esposizione e con disparate .probabilità di convinzio\ne, le stesse tesi e le medesime conclusioni che affiorano da queste pagine. Venendo alla luce dopo il solerte lavorio critico dedicato in questi ultimi dieci anni dai critici « organici >> alla letteratura meridionale, questa edizione del Vivia11i è stata insomma coinvolta senza scampo in una valutazio1ne letteraria che, per troppo lunga consuetudine, è diventata una vera e p-ropria routine, con i suo-i termini ricorrenti, i suoi passaggi ·obbligati, i suoi versetti di rito. I critici « po-pulisti » del Mezzogio,rno si passano l'un l'altro questo, ~breviario, anche se ovviamente - come dicevamo - ognuno lo recita con una personale cadenza, più ·o meno gradevole. Molto più vivide, spontanee e letterariamente composte - quanto·chè ugualmente dìscutibili - le interpretazioni del Ricci sulla poesia napoletana dell'800 le abbiamo ad esempio già trovate nel sag- ~ gio di Domenico Rea sulle « due Napoli », edito in calce al SUOI Cummèo .. Ma lì erano soltanto degli acèenni, degli sp·unti esplicativi inseriti in un discorso più generale, che era psicologico e di costume - e co·me tale poteva magari essere condiviso - prima che letterario: nella prefazione ·del Riicci, · i11vece, i non peregrini giudizi sono stati accorpati in maniera definitiva e sistematica, in una specie di Surnma ad uso dei credenti 1 • Con1e antefatto dell'attività poetica del Viviani, ed in vista della finale cooptazione di quest'ultimo tra gli alfieri della « letteratura socialista », il Ricci e:sami:na d11nque, nella sua prefazione, lo sviluppo della poesia dialettale napoletana dagli ultimi vent'anni del seco1o scorso in poi. Lo schema non ci sem!b-rasi distacchi sensibilmente da quello tradizionale del Tilgher, che nel suo volume sulla Poesia dialettale napoletana collegava il fiorire della letteratura dialettale italiana, nei suoi maggio1ri esponenti - Di Giacomo, Belli~ Porta - alle caratteristiche culturali del secolo XIX, cc quando, il Romanticismo prima, il Verismo ed il Naturalismo· poi predicarono che la letteratura dev'essere specchio della società, riflesso dei tempi, pittt1ra dei costumi, e, nell'assenza di una vera società italiana da ritrarre, gli artisti non trovarono altra riso,rsa che rivolgersi, ·come a magazzino idi argomenti e .di ·osservazioni, I alla vita che ciascuno di essi vedeva svolgersi nella sua regione o provincia con le s11ecaratteristiche peculiari ... con i suoi usi e costumi cristallizzati dal ' . tempo ». Ed anche la tesi - che il Ricci riecheggia - di una duplice vena della poesia digiaco1nia:na - quella realistica (o, secondo lui, pseudo-reali- [50] Bibloteca Gino Bianco

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