Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

germanica, dimostra che i lavo,ratori immigrati non solo non hanno influito i,n maniera depressiva sul tasso dei salari, ma hanno permesso anzi all'economia locale di espandersi fino a livelli di piena occupazio,ne. Gli articoli dell'Accordo riguarda1nti il costo della vita, la durata del lavoro, le specifiche condizioni di salario, nonchè le possibilità ,di allog·gio e vitto e l'invio delle rimesse, contribuiranno a far diminuire l'alea a cui va incontro il lavoratore che espatria in un ambiente nuovo e spesso ostile. Sono del pari messi in rilievo i dati concernenti la retribuzione, l'ammontare delle ritenute sul salario, i contributi per le assicurazioni sociali e contro la disoccupazione. La richiesta degli assegni familiari, che non è stata accolta completamente nell'Accordo •con la Francia, nemmeno ,nel recente Accordo con la Germania ha avuto .co,mpleta soluzione; ma le dichiarazio-ni del Ministro della Repub~ blica Federale Tedesca, D,ottor Storch, rilasciate al Fran,kfu!ten Allgemaine del 29 dicembre u. s., lasciano sperare che sarà tenuto conto anche di quest0 proiblema fondamentale per i nostri lavoratori. È stato inoltre accettato l'altro principio per .cui nei paesi con forte eccedenza di popolazione, come l'Italia Meridionale, l'emigrazione rappresenta uno degli elementi essenziali per ridurre l'ampiezza degli obiettivi di una politica di piena occupazione all'interno, e accorciare la distanza da essi. Dalle citate dichiarazioni del Mir1istro Storch risulta poi che lavoratori e tecnici tedeschi dovrebbero affluire nel Mezzogiorno, nel quadro della collaborazione italo-germanica; quindi i rapporti italo-tedeschi verrebbero sviluppati contemporaneamente attraverso l'invio di lavoratori italiani in Germania e attraverso la collaborazione tecnica tedesca nell'Italia Meridionale. Per la prima volta siamo quindi di fronte ad un tentativo concreto di integrazione, in cui due paesi si scambiano energie lavorative e mezzi tecnici per lo sviluppo di 1due eco-nomie, viste non nei loro elementi di contrasto, ma in quelli complementari. È stato osservato -da qualcuno che l'assorbimento di manodopera italiana da p·arte dell'economia tedesca non ha carattere duraturo, e cioè che un'emigrazione permanente sarebbe preferibile a quella temporanea. Ma ci può essere anche un interesse dell'Italia a recuperare quegli emigranti che non dovessero definitivamente stabilirsi in Germania; e a utilizzarli, riqualificati dall'emigrazione. Riteniamo pera~tro che fatalmente mòlti, partiti come emigranti temporanei, si trasformeranno in emigranti permanenti, quali che siano le clausole dell'Accordo. E ai primi forse altri seguiraJnno, perchè si ha ragione di ritenere che in Germania, come del resto~ in Inghilterra e in Svizzera, vi saranno ulteriori richieste di manodopera. A questo proposito il Times~ nel dare notizia dell'Accordo di emigrazione italo-tedesco, osservava • che l'atteggia1nento della Germania Occidentale in fatto di politica migratoria è assai diverso da quello di molte Trade Unio.nSi britanniche, che si ostinano a rifiutare i lavoratori italiani. [48] Bibloteca Gino Bianco

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