di premere sul Governo con la forza del numero; il F.U.S. nacque come alleanza fra docenti i cui obbiettivi erano inizialmente diversi, se non antitetici. Furono avanzate, accanto a richieste sacrosante, altre meno giuste, ma nessuna, ci pare, tendente ad inflazionare la Scuola. Sulla necessità di una rivalutazione degli stipendi degli insegnanti, come base per il risanamento della scuola, si è, almeno in teoria, tutti d'accordo: ma su questo punto il Governo ha manifestato la più decisa intran- . s1genza. I provvedimenti stabiliti dal Gove~no a favore dei fuori-ruolo non escono ancora dallo stadio di progetti di massima e possono essere emendati: l'abilitazione didattica, concessa a coloro che abbiano insegnato per cinque anni nello stesso tipo di scuola, ed in seguito ad una ispezione e ad un colloquio, di cui il Ministro stabilirà le modalità, non danneggia i giovani laureati, purchè si stabilisca chiaramente la precisa distinzione tra le due graduatorie degli abilitati in seguito ad esame e degli abilitati didattici. Quanto alla serietà della prova alla quale gli aspiranti abilitati verranno sottoposti, essa dipende ovviamente dalla serietà degli ispettori, della quale non è lecito dubitare, come non si è dubitato della serietà dei componenti le commissioni per gli esami di Stato. Il progetto di stabilizzazione dei fuori-ruolo potrebbe prevedere, ad esempio, incarichi triennali, allo scadere dei quali i nuovi titolari ed abilitati sostituirebbero quanti non siano riusciti a superare con successo l'esame di abilitazione. I gio,vani non ne sarebbero danneggiati e la scuola verrebbe ad avvantaggiarsi dell'ottenuta stabilità, sia pure parziale dei docenti. Quanto all'immissione nei ruoli ordinari dei professori di ruolo transitorio forniti di abilitazione - con esclusione assoluta degli abilitati didattici - si fa osservare che questi insegnanti hanno già superato felicemente le prove d'esame; e che quindi non demeriterebbero in senso assoluto la cattedra che loro si pro,pone. Soluzioni tutte certamente non perfette, che giustificano le perplessità del Prof. Arnaldi. Ma non ci sembra autorizzino il pessimismo che il nostro carissimo Maestro mostra circa l'avvenire della scuola italiana. Il problema è assai complesso, e non consente che soluzioni parziali. C'è da sperare comunque che il riaccendersi in questi mesi delle discus- • • • • s1on1 intorno a esso, con interventi autorevoli di persone e di gruppi politici, possa dare i suoi frutti, se non altro come rinnovato interesse della pubblica opinione per il << processo alla Scuola ». ANTONIO MARANDO [36] Bibloteca Gino Bianco
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