Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

i più preparati e seri fra i laureati e per far perdere loro ogni fiducia nella bontà e serietà di un tal genere di prove. Intendiamoci: ci sono stati e ci sono fra gli esaminatt>ri persone di eletto ingegno e di nobile cuore, capaci di saggiare ed accertare la preparazione seria e coscienziosa degli esaminandi; ma quali poteri discrezionali sono stati lasciati loro dal Ministero che ha imposto loro quell'assurda concorrenza di titoli, la quale finisce col vanificare l'esito anche ottimo degli esami? .. Ci si poteva attendere che autorevoli parlamentari e uomini di studio si rendessero interpreti di queste molteplici esigenze e promuovessero una azione intesa a trarre la scuola dall'attuale stato di disagio; che della riforma della scuola facesse la sua bandiera qualcuno dei partiti laici; che il Parlamento italiano trovasse modo di occuparsi, fra le tante cose, anche dall'avvenire dei nostri figli. È doloroso constatare che la scuola italiana di Stato non ha trovato, in questo dopoguerra, che difensori interessati o nemici più o meno dichiarati. L'iniziativa non sarebbe dovuta partire dai professori stessi. Vi fu cl1i avvertì il disagio di questa posizione ambigua: del farci noi, parte interes-- sata, difensori della scuola italiana, che è patrimonio di tutta la nazione; vi fu chi previde che l'accento dei commenti della stampa, più che sui motivi ideali della lotta, sarebbe caduto sul desiderio, manifestato attraverso le organizzazioni sindacali, di migliori emolumenti. Sintomatico il gesuitismo del Gi.ornale d'Italia, che, mentre in prima pagina si faceva cauto soste-- nitore di un rinnovamento della scuola, pubblicav3: in quarta pagina lettere « allarmate» di padri di famiglia; del Tempo, il quale, pur dando rilievo ai << giusti motivi» dell'azione sindacale, non mancava di esprimere le sue preoccupazioni circa i pericoli ai quali era esposta la stabilità monetaria; del Messaggero, infine, il quale pubblicò, fianco a fianco, le due notizie dell'aumento - oh come irrisorio! - ottenuto dai professori, e delle nuove tasse sul caffè, sui carburanti, sulle patenti automobilistiche. Gli insegnanti medi furono costretti ad assumersi le responsabilità di un'azione sindacale culminante nello sciopero, per << attivizzare» (come oggi si suol dire) un problema che nessuno si decideva a proporre nei suoi termini drammatici: il risultato fu che, nel 1955, si parlò della scuola italiana e dei suoi problemi più di quanto se ne fosse parlato o scritto nell'ultimo cinquantennio. Il Governo ha dimostrato spesso di considerare i suoi rapporti con le categorie come puri rapporti di forza; s'è capito che per ottenere bisogna premere, far la voce grossa, minacciare. È un metodo questo che finisce, alla lunga, con lo screditare Io Stato e le sue istituzioni; ed è certamente doloroso che anche i professori si siano indotti ad accettarlo. Ma bisognerebbe dimostrare che ci fosse un'altra via per raggiungere le mete che stanno a cuore a tutti gli uomini di cultura. La costituzione del Fronte Unico della Scuola obbedì a questa necessità [35] Bibloteca Gino Bianco

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