Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

monopolio. Nel che è magari un fondo di vero, ove si intendano per valori nazionali e senso dello Stato le debolezze nostalgiche e nazionaltotalitarie di tanta piccola borghesia meridionale; e per « riserva di saggezza» la sensibilità di questi e di altri settori della società meridionale ai pregiudizi secondo i quali i partiti del conservatorismo sovversivo sarebbero partiti « di ordine>>. In realtà, il successo delle destre svelava già nel ~52, agli osservatori più attenti, la sua natura effimera. In 1)rimo luogo, avevano •concorso ad esso in non piccola misura zone notevoli di borghesia produttrice, spinta da una congiuntura di disagio ad una opposizione che passava per la destra solo perchè non si poteva incanalare, per ragio11i d'incompatibilità, 11egli schieramenti di sinistra, ma che era destinata in ogni caso a subire le vicende di quella congiuntura e a venir meno ogni volta che si fosse imposta una più decisa scelta di fondo. Fu così che già alle elezioni del '5.3 le destre sem1 brarono subire nel Sud una sostanziale battuta di arresto. Successivamente, l'evolversi della situazione politica, l'isolamento parlamentare, la scissione di Lauro, le sempre più agitate vicende del M.S.I. diffusero nel1' opinione pu!bblica·.sia il senso della ristrettezza del gioco di interessi, in cui le dirigenze di destra tradizionalmente si muovono, sia il senso della 1010 costituzionale insufficienza ad ogni ruolo politico di qualche rilievo. Le elezioni regionali siciliane dello scorso anno (che sono il più notevole precedente elettorale di cui disponga chi vuol pervenire ad una qualche fondata indicazione sulla consultazione del 27 maggio nel Mezzogiorno) l1anno dimostrato la completa chiusura di ogni prospettiva di ulteriore espansione delle destre. Oggi, infatti, indipendentemente dai partiti in cui si articolano, le destre appaiono tagliate fuori dalle realtà vive e vitali del Mezzogiorno. Nelle campagne il ceto agrario, che è stato sempre la tradizionale base di reclutamento delle dirigenze di destra, ha visto indebolirsi la sua forza, il suo prestigio, la sua influenza. Per certi aspetti si può dire che una classe dominante agraria non esiste più. I contadini hanno visto, da vicino, che gli agrari sono stati colpiti, che il Governo non si identifica con essi, che la loro residua influenza si esercita sempre meno in senso elettorale e che decresce anche in senso politico (come infl1uenza su deputati, prefetti, funzionari), anche se con ritmo minore. Questo è stato uno dei principali risultati della riforma fondiaria, dalla quale, dopotutto, non si atten- [10] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==