Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

può più appellarsi alla tradizione di Omodeo (26 ). Noi abbiamo p.otuto, in nome di essa, criticare fortemente determinate insufficienze palesate dalle forze del liberalismo laico; ma l'indicazione politica di Omodeo resta comunque perseguibile da queste forze, e solo d,a queste. È implicito in ciò che diciamo l'augurio che tali f.orze diano finalmente luogo a un partito dei ceti ·medi, o almeno a una politica dei ceti medi. La esigenza ne è più pressante che mai. Valgano a ribadir!~ le considerazioni di Omodeo, che ora verremo in parte esponendo e in parte riportando direttamente. Innanzitutto, la necessità della critica politica: << Critica politica ci occorre ... La riflessione approfondita, l'analisi acuta di atteggiamenti e di concetti potranno risolvere presso la sfiduciata opinione dei molti l'attività del cittadino che vuole elevarsi a coscienza della patria, dell'ambizioso stesso che vuol legare il suo nome a qualcosa di grande: la critica ridarà prestigio alla politica » (27 ). Vi è uno iato tra la cultura e la politica,· tipico delle epoche rozze: << Solo che noi raffrontiamo la presente vita politica a quella del secolo scorso acquistiamo la coscienza che, pur fra gli immensi progressi tecnici e gli inauditi sviluppi industriali, dal punto di vista etico-politico abbiamo retrocesso immensamente, quasi quanta è la distanza che separa l'età di Cicerone dagli oscuri secoli del basso impero. Indubbiamente sia Adolfo Hi-tler sia Benito Mussolini hanno mostrato doti tecnicamente politiche non comuni. Se riflettiamo al modo in cui si sono ancorati nel mondo e allo sforzo immenso occorso per demolirli, ne abbiamo la dimostrazione evidente. Eppure è presente in tutti le coscienze che essi nella storia dell'umanità rappresentano un elemento negativo, una dura e tragica traversia pen più che un incremento. Gli è che la loro capacità politica si è svolta in un piano più basso della cultura morale e intellettuale già raggiunta dagli uomini. Ricordo che uno storico inglese, parlando degli imperatori romani del III secolo, notava che essi avevano indubbiamente doti politiche non co,muni, ma . avevano il difetto di essere grossolani ufficiali elevati d'improvviso alla porpora: " V'immaginate il mondo in mano di un sergente? ". Noi passiamo per una crisi consimile: la politica si è ritirata dalle ( 26 ) L'importanza di questo punto era allora sentita anche da Gabriele Pepe, che gli dava il dovuto rilievo nell'esporre, morto Omodeo, << Il pensiero politico nel1' Acropoli » (ivi). ( 27) I, pp. 8 e 9. [97] Bibloteca Gino Bianco

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