alla critica politica gli strumenti metodologici più aggiornati e precisi; ed allora permetteva ad una élite - che, per essere la vita pubblica necessariamente ristretta, aveva notevole peso - di eserci~arecon piena coscienza una azione di guida, dei cui frutti ancora godiamo. E v'è di più: ad Omodeo segnatamente questa revisione permetteva di avvertire e talvolta presentire certe sordità e certe carenze, in Italia e nella stessa realtà internazionale, che poi ci hanno dato angoscia, ingigantend,osi, e contro le quali dobbiamo duramente lottare; e d',altro canto, in essa egli trovava ispirazione, ed indicava a noi la via che sola oggi può aprirci speranza di concreta ripresa ed espansione politica: la via del sereno esame critico e del severo cor~ggio morale. Naturalmente a tutto questo non bastava la sicurezza teoretica di Omodeo, neppure il suo fiuto e la sua abitudine di << ficcar lo viso a fondo» nella realtà della storia: occorreva quella particolare intelligenza e sensibilità, ch1e son proprie dell'uomo di religione, il quale, proprio perchè è tutto impegnato senza residui in un dovere supremo, può scorgere quel che i distratti non scorgono; o può anche sbagliare su uomini e cose particolari, può sperar troppo o temer troppo, e tuttavia conserverà sempre la chiaroveggenza sulle situ;azioni di fondo, e l'energia stessa della sua passione trasformerà anche gli errori in impulsi fecondi. Omodeo fu appunto, oltre tutto il resto, uomo di religione. Egli poteva affinare e piegare nel1'esercizio della ~ritica politica la robustezza del suo pensierio di storico, senza per~ltro smarrirla mai (9 ); e poteva soprattutto avvistare con acutis- ( 9 ) Benedetto Croce, nelle belle pagine dettategli dalla morte dell'amico e collaboratore (riportate anche in Ad A.O.), dopo aver notato non senza una punta di malizia la diretta politicità dell'Acropoli, soggiungeva: << Ma accadeva che lo storico gli prendesse la mano nella sua rivista di partito, e io gli dicevo allora che quegli articoli storici sarebbero stati meglio a posto, e avrebbero trovato lettori più preparati a intenderli nella Critica, la quale aveva pubblicato e pubblicava gli altri suoi di simile natura ». Le ben note riserve del Croce al P. d'A. ci sembra che persino su questo giudizio siano avvertibili, almeno nel tono; nè mette conto notare, per es., che i lettori deI1' Acropoli e quelli della Critica in gran parte coincidessero; tanto più, a nostro parere, acquista valore il riconoscimento dell'alta qualità storiografica di molte pagine scritte da O. per l'Acropoli·. Vanno tuttavia notate ancora due cose: 1) Omodeo era ben consapevole dell'istanza crociana, per cui la sua non poteva essere vera << critica dei partiti>> (che, come diçeva il Croce, non si fa se non dalla storia che li supera), (86] Bibloteca Gino Bianco
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