Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

<< Far tra di loro la leva dei migliori per funzioni più elevate avvezzandoli a case degne del nome, a scuole serie, educandoli a curarsi razionalmente nelle malattie, assuefarsi al bagno ed all'igiene... Certamente non bisogna farsi illusioni. Non è detto eh~ questa liberazione dal bisogno - intesa con tutta l'empirica approssimazione di cui abbiamo parlato - debba senz'altro creare gli uomini liberi e superiori ... Ma indubbiamente l'elevazione del tono di vita di un Paese rende possibile una maggiore s?lidarietà di costumi e di consociazione politica. Il liberalismo, esasperato nelle forme del liberismo economico, che poco si cura di ciò perchè, si dice, l'uomo libero la libertà la conquisterà pur con l'aculeo del bisogno (quasi che uno stato possa reggersi soilo su pochi confèssori e martiri), commette l'errore di favorire le serrate di classi, che scinde un popolo in elementi eterogenei inconciliabili, quasi due popoli sovrapposti per conquista. Perchè le serrate avvengono più che per dislivelli economici per dislivelli di cultura. Quando della vita politica solo pochissimi siano capaci, si verifica il caso della tarda repubblica romana: che importa essere dominati da poche decine di famiglie invece che da un solo che livellerà tutto con la verga? ... Proprio perchè si tratta di creare e consolidare il consorzio politico si tratta, più che non sembri, di un problema di libertà; perchè -la libertà s'incarna sempre in problemi che in apparenza le sono estranei ... Esistono sempre i problemi di liberazione, di costruzione della libertà, oltre la routine della fruizione de Ila libertà ». Qui ci permetta il lettore di riaffermare da un lato il rigore teoretico di lina tale revisione, dall'altto di sottolinearne l'esplosiva carica politica. Essa in Italia non ha operato finora nel campo propriamente politico, dove le idee si incarnano in f,atti, con l'efficacia che non solo noi più giovani si sperava. Omodeo stesso, di natura pur apprensiva e pessimistica, non ,ostante che prima d'ogni altro cogliesse nel nostro paese i segni della carenza etica e dell'inerzia politica, s'illuse e sperò troppo. Son dati, questi, che ormai non ci meravigliano più, che anzi ci appaiono nella logica delle cose. Vastissimi strati della nostra società restano imperme.abili alla cultura; ora il nuovo liberalismo è nato appunto come fatto di cultura, non come partito, o almeno come vasta corrente di opinione pubblica, germ~ta dalle vive lotte politiche. Occorrerebbe la lunga e continua mediazione dei ceti medi; ma questi non s'improvvisano: tanto è vero che le categorie che dovrebbero costitl:lirli neppure accennano a prender coscienza della loro funzione, dieci anni dopo il fascismo. Ma per intanto la revisione storicistica del liberalismofornisce ancora [85] Bibloteca Gino Bianco

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