Ma ciò mi induce, colleghi dell'estrema sinistra, ad esaminare un altro problema. La nostra economia presenta due circolazioni: da una parte la circolazione di un'economia di quasi benessere, dall'altra la circolazione di un'economia estremamente povera, di disoccupazione e di sottoccupazione. E la nostra contraddizione sta in questo: che noi alcune volte - troppe volte - badiamo all'economia di quasi benessere e dimentichiamo le esigenze di un'economia povera, di disoccupazione e di sottoccupazione. Su questo appunto sorge la polemica con le forze di sinistra. L'economia di quasi benessere non soltanto è l'economia di quasi benessere dei ceti capitalistici, ma trascina con sè un certo benessere delle masse di lavoratori che lavorano in quell'economia. La economia di sottoccupazione e di depressione è, invece, nel Mezzogiorno e in altre zone, economia di depressione di piccoli ceti capitalistici. E noi abbiamo quindi queste due economie che sembrano vivere come due economie separate, come se avessimo due mondi differenti, quello che io dico, ,due Italie. » In questo senso, in base a questo necessario punto di riferimento - l'economia di sottoccupazione e depressione - la sinistra democratica afferma che nè il liberismo nè il classismo sono sufficienti ad interpretare e a risolvere le necessità della nostra politica economica. E in . qitesto senso è più che mai valido il nostro consueto riferimento, ideologico e politico, alle esperienze dei paesi anglosassoni, al new-deal e cd laburismo. Dal canto suo, nel primo Consiglio Nazionale del Partito Radiccile, Leo Valiani ha parlato con molta passione delle « leggi di libertà», che sono più che mai necessarie per ridare prestigio allo Stato, per costruire lo Stato di diritto; e anche, naturalmente, perchè la realtà economica si presenti come << casa di vetro». Così, gettando un fascio di luce - << leggi di pubblicità finanziaria obbligatoria>> - sulla vita delle società anonime, delle gestioni statali, parastatali, fuori bilancio e via dicendo, saranno create le « premesse della vittoria sui monopoli». E per chi si fosse allarmato del nos~ro precedente riferimento al laburismo, valgano questi giudizi di Valiani: quello che è rimasto intatto della rivoluzione laburista in Inghilterra non è dopotutto la socializzazione di questa industria e quella miniera, ma « la pubblicità obbligatoria degli atti finanziari interni delle società anonime e attraverso di essa la legislazione fiscale modellata sulla riforma finanziaria e fiscale americana introdotta da Roosevelt». Rieccoci dunque al riferimento di prima, al newdealismo e al laburismo. Su questi temi, gli investimenti produttivi, ?'austerità, il piano Vano,ni, [5] Bibloteca Gino Bianco '
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