fase del normale ciclo di lavorazione: alla prima trasformazione delle olive (11 ). Rimane ancora da osservare che lo sviluppo delle imprese di tipe « industriale» - il tipo che sembrerebbe più adatto a svincolarsi d,alle condizioni di arretratezza del settore - è particolarmente ostacolato dalle condizioni di approvvigionamento della materia prima, reso precario d,a due elementi: la forte variabilità nel raccolto olivicolo (cl1e, per converso, favorisce il moltiplicarsi delle << imprese di servizio >)>, originata da fattori naturali ed accent11iatadalle deficienze dei metodi di coltivazione; la scar.; sità del circolante necessario ad impegnare a tempo debito le partite. A questo deve poi aggiungersi la perenne lotta ingaggiata tra settore <<industriale>>e settore << agricolo»: il primo ,ap•profitta dei periodi in cui, causa i forti raccolti, gli agricoltori sono costretti a svendere; d'altro canto, quando si verifica una contrazione nella disponibilità di olive sul mercato, gli industriali devono offrire alti prezzi perchè gli agricoltori sono propensi a tesaurizzare il prodotto, sia nei proprì frantoi che in quelli di servizio. Tanto più che <<la domanda sul mercato delle olive non è solo rappresentata dai frantoiani industriali, ma anche da tutta una serie di altre figure: gli incet~atori, che agiscono per ditte commerciali o per industrie di raffinazione, provvedendo alla molitura presso frantoi che lavorano per conto; e gli stessi frantoiani agricoltori e artigiani, quando occorra loro un certo quantitativo di olive, per migliorare il ciclo di lavorazione della propria azienda » (12 ). In quanto al collocamento dei prodotti dell'industria frantoiana, sì aveva che, nel periodo 1948-1953, il 29,1 % dell'olio ottenuto complessivamente dalla spremituria delle olive era destinato a soddisfare il bisogno ali- ( 11 ) Scrive il Benedetti (L'industria, cit., p. 21) che soltanto il 5,3 % degli opifici provvede, in parte e talora totalmente, a lavorare anche il sottoprodotto solido della oleificazione di pressione. E che di questi opifici (1.614 in tutta Italia) << soltanto 40 sono risultati provvisti di attrezzature atte a liberare l'olio ancora contenuto nelle sanse vergini mediante trattamento chimico>>. D'altronde, l'integrazione del ciclo produttivo è stata così infrequente per il fatto che un sia pur modesto impianto di estrazione d'olio al solvente richiede un minimo di disponibilità di materia prima che pochi oleifici hanno, persino nelle annate più favorevoli. ( 12 ) La struttura, cit., p. 121. [56] Bibloteca Gino Bianco
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