Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

dei piccoli industriali e ciei commercianti vuole anche essere un incitamento alle imprese private agricole, industriali, commerciali e varie, per un fronte coordinato ». Dopo aver lamentato amaramente il fatto che le tre confederazioni « durante l'ultimo decennio furono costrette ad operare entro limiti sempre più angusti e insidiati, e in una condizione di progressiva inferiorità », e il fatto che « lo spazio, vitale in cui può operare l'impresa privata va riducendosi », il de' S. auspicata il ritorno. delle tre organizzazioni alla posizione « dei loro tempi migliori, della parità logica e razionale »: non si può nemmeno parlare di « allusione » al corporativismo fascista, tant'è chiaro il riferimento! E infine, dop·o aver asserito eh.e cc i casi di monopolio dell'industria privata si cantano sulle dita di una mano » (trascurando il fatto che, per contare in lire il capitale di una sola di q~este rarissime perle, non sarebbero sufficienti le dita delle mani e dei piedi di tutto il popolo italiano), dopo aver imprecato alla « invereco,nda euforia propagandistica delle imprese di Stato fatta a spese dei consumatori e dei contribuenti » (poichè, infatti, la pubblicità delle imprese private non viene pagata dai consumatori ... ! e, tanto meno, quando si tratti di imprese al riparo della protezione doganale, a spese dei contribuenti!), finalmente l'autore perviene al suo imperativo categorico: <<L'alternativa che ora si presenta alla tattica confederale in questa fase di estremo pericolo è il coordinamento delle forze confederali ». Ma, si badi, osserva il de' S. con acume inconsueto, che coordinamento <<non vuol dire unificazione perchè ognuna delle confederazioni esistenti ha una propria competenza specifica, una propria esperienza, il proprio settore tecnico e umano (sic!)». Cosa significa, dunque, coordinamento? <<Coordinamento vuol dire però un Comitato <<interconfederale che sia espressione di una riconosciuta esigenza vitale di coordinamento » (sic!). Ce n'è abbastanza per concludere sull'aspirazione concreta di certi operatori, quella di un imponente trust per la difesa di certi privilegi da tempo acquisiti, cui sarebbe troppo doloroso rinunciare, e che oggi sono apparsi minacciati da certi indirizzi di politica economica, leggermente più decisi e consoni all'interesse generale di quanto non si sia abituati, da lungo tempo, a vedere attuati nel nostro paese. La minaccia non ci sembra grave, per la libertà economica della nazione (quella libertà che è tale in quanto egualmente accessibile a tutti, non una <<libertà» concentrata nelle mani di pochi, e che è pertanto più propriamente detta « privilegio»): non perchè non sia da tenere in debito conto e da temere la potenza, anzi, la prepotenza economica degli ispiratori di questa <<Santa Alleanza·» : ma perchè in definitiva abbiamo ancora fiducia nel senso civico e nell'attaccamento all'iniziativa privata della gran massa degli intraprenditori del nostro paese. Anche se molti di essi, oggi, sono assai deboli nei confronti dei <<grossi »; anche se vi sono <<piccoli » che hanno interesse al mantenimento dei privilegi, percl1è [46] Bibloteca Gino Bianco

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