Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

• fitto tra le loro file il sindacalismo e il partitismo proprio per ricreare le condizioni della collaborazione e della lotta comune. ·un secondo aspetto ci preme sottolineare. Troppe volte abbiamo avvicinato professori e assistenti sensibili all'impegno politico, ma perplessi nell'indirizzare la loro scelta verso questa o quella formazione dopo le delusioni del '47 e '48. lVIi diceva un docente: << Le nostre prospettive sono confuse e sconcertanti: o intellettuali organici del P.C.I., sulla scia di Alicata, o affiancatori del P.S.I., o protestatari con Unità Popolare; o l'avventura « radicale » <.> il conformismo governativo: per questo scegliamo il silenzio, scriviamo le rivistine e stiamo a guardare ». Non sempre si arriva a queste conclusioni con leggerezza, lo ammettiamo. Da alcuni si propone sinceramente la tregua e si mitizza l'intellettuale che custodisce la fiaccola della verità in un tempo di compromessi e di confusioni. Ma è possibile che gli anni di democrazia universitaria, il faticoso cammino dell'organizzazione studentesca non possano essere per molti professori un punto di riferimento? Non possa suggerire un impegno, che pur richiede un minimo di fiducia, ma che ha il merito di essere meno compromesso di altri impegni? Se è sincera e motivata la loro diffidenza per le forze politiche organizzate nel Paese, e se è altrettanto viva la loro coscienza della funzione di docenti, non può l'impegno universitario, la collaborazione col movimento studentesco, la solidarietà nella lotta per la riforma essere lo sbocco risolutivo di alcuni dubbi e la fine della loro estraneità dalla politica attiva? La domanda è legittima. Il movimento studentesco ha deciso di collegarsi p,o.litica1nente all'A.N.P.U.R., all'A.N.A.U. Quale sarà la risposta dei docenti? Questi interrogativi ce li ponia1no, da tempo, da quando nell'U.N.U.R.I. · cominciammo quel discorso che doveva portare alle decisioni del Congresso di Grado. Ma ce li riponiamo con maggior perplessità ogni volta che, proponendo agli universitari questi obiettivi, vediamo dipingersi sui volti dei colleghi la certezza che del nostro richiamo null'altro rimarrà se non la solita timida eco. Ancora recentemente, all'VIII Congresso dell'U.G.I., abbiamo sentito avanzare dai colleghi meridionali delle proposte alquanto confuse, secondo le quali l'Unione Goliardica dovrebbe trasformarsi da movimento universitario i11 movimento giovanile, che intende l'Università << come pura e semplice occasione operativa ». Giustamente è stato osservato (vedi << Vittoria di Pirro» di Giulio Chiarugi, su Nuo_va Repubblica, 22 gennaio 1956) che << la formazione di questo movimento di azione meridionale dovrebbe realizzare una unità laica di forze giovanili, non si sa beine se scindendo le organizzazioni ,dei giovani lavoratori, alleandosi con esse, o semplicemente dialogando quotidianamente su proposte politiche », il che « evidentemente porterebbe ad un abbandono completo dell'interesse per l'università ». Ma, , [42] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==