Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

movimento studentesco, osteggiato da molti docenti perchè troppo politicizzato o perchè turbatore del cc severo » ambiente degli studi superiori, è l'unico che ha reagito <<politicamente» al riformismo spicciolo delle decisioni ministeriali e legislative (soppressione della sessione di febbraio, sbarramenti biennali, esami di stato) non alla luce di miopi ed egoistiche preoccupazioni ma con una più matura valutazione. Ha denunciato il vizio politico del modo di impostare e risolvere attraverso palliativi le lacune e le insufficienze della scuola e ha indicato come il rapporto tra piani di studio e sbarramenti, tra sessioni di esami e propedeuticità dei corsi non possa essere dimenticato nella risoluzione di queste singole questioni scolastiche. Anche in questo caso l'attenzione e la volontà del corpo accademico è stata sporadica, quasi sempre i docenti non si sono impegnati al di là di una dichiarazione strettamente personale; solo alcuni Rettori hanno apertamente difeso le indicazioni e le richieste del corpo studentesco, e nella maggior parte dei casi gli organismi rappresentativi sono ripiegati sui partiti e sui parlamentari per ottenere solidarietà. Neppure la questione degli esami di stato, che pure ha sollevato dibattiti e prese di posizione degli Ordini Professionali, di molti Rettori, dei capi di Istituto, ecc., è riuscita a catalizzare una volontà omogenea tra studenti e professori, che si esprimesse sul piano politico, se non altro rispetto al modo viziato di ottenere comunque il ripristino di una legge fascista, che coinvolge non solo l'interesse professionale di migliaia di neo-laureati, ma influenza tutta la concezione della funzione e della struttura della scuola universitaria. Auguriamoci che la soluzione definitiva della questione, oggi sospesa dalla Legge Giardina, costituisca l'occasione di un primo incontro tra la classe accademica e quella studentesca. <<Storie parallele» quelle degli studenti e dei professori. Ma il quadro non sarebbe completo se non accennassimo ad alcuni fatti ed elementi che interessano specificamente il corpo insegnante. È stato osservato che non esiste un <<piano, una battaglia condotta dai professori o dalle loro organizzazioni - quali l'A.N.P.U.R. - per impostare co11creti migliorame11ti di interesse generale» (Paolo Ungari, <<Gli studenti per la riforma dell'università italiana » in A terieo Pavese, aprile I 955); e co,me i professori e gli assistenti abbiano sollevato e propugnato le rivendicazioni di categoria esaurendole in uno schema settoriale e corporativo, dimentichi delle <<più ampie responsabilità nazionali » dei docenti, lontani dai <<motivi storicoculturali del problema della scuola italiana; estranei ad una <<ampia e comprensiva lotta per la cultura». La gravità del fatto è che i docenti non hanno mai avvertito, attraverso le pur flebili sollecitazioni che venivano dal movimento studentesco, che i giovani universitari sono disposti ad appoggiarli nelle rivendicazioni, qualora esse si riscattino dall'ambito della categoria e significhino azione per la riforma e il rinnovamento della scuola. Che cioè, gli studenti hanno scon"' .[41] Bibloteca Gino Bianco

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