Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

litica italiana nel trascorso decennio va formulato con la massima sincerita, proprio al fine di consentire la liquidazione dei frutti del fascis~o e la piena maturazione dei frutti della democrazia. Citeremo, anzitutto, una « tetra pittura» che di questo bilancio fa Lo SpettatoreItaliano, in una nota del febbraio 1955; es~ vale a far misurare, tra l'altro, la lunghezza e le difficoltà della strada che si deve percorrere per conseguire il fine descritto: << La mancanza di una vera pubblicistica è all'origine dell'abisso che si è oggi aperto fra le analisi della moderna scienza economica e la visione economica dei nostri uomini politici, così come, anche se la relazione non è altrettanto immediata, dell'impermeabilità della odierna cultura politica a quelle che sono le conquiste della più recente st9riografia, che pure dalla passiòne politica ha in questi anni tratto così profondi impulsi. Mentre, d'altra parte nella vita degli studi - e degli studi più seri - proprio in reazione alla inaccettabile richiesta di strumentalità della cultura avanzata dalle forze economiche e politiche, è in corso un nuovo ripiegamento accademico che già sta facendo sentire i suoi aspetti deprimenti >>. Non si può non consentire con questo giudizio, salvo ad aggiungere, per la seconda parte di esso, che non sempre la « richiesta di strumentalità della cultura», fosse essa avanzata dai comunisti nei confronti ·di studiosi già seri e provati, o da gruppi confindustriali nei confronti di economisti, è stata respinta come <<inaccettabile »; e che spesso il « ripiegamento accademico »_ è stato determinato da preoccup.azioni altrettanto e soltanto « accademiche>>. Comunque Lo Spettatore Italiano coglie nel giusto anche quando afferm,a che era naturale vedersi in questi anni allentare il contatto che dur~nte . il fascismo si era stabilito <<fra gli uomini di pensiero e il Paese, o almeno quanto nel Paese resisteva al fascismo »; che certi libri, letti nei tempi eccezionali <<coll'aviditàcon cui si legge la stampa politica», non potevano che riprendere « la loro veste di opere di pensiero, che richiedono più meditate letture di quanto non consenta l'immediato interesse .. politico»; che infine l'allentamento di quel contatto no~ avrebbe rappresentato in sè <<un vero impoverimento», se non fosse venuta meno, tra l'indifferenza della nostra classe dirigente, quella funzione pubblicistica che « non può non essere anticonformistica ed .anche, in certo senso, prepartitica », e cioè, << se ad esso avesse corrisposto come naturale reazione la rinascita di una pubblicistica degna di questo nome: organo di attivo ricam~ bio e mediazione fra cultura e politica, che servisse come forza di choa [15] Bibloteoa Gino Bianco I ,

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