Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

• .... impronta scarfogliana, mentre quella albertiniana-amendoliana veniv~ brutalmente cancellata. In quella impronta, scarfogliana, ha potuto poi tranquillamente modellarsi la nuova formula, sostanzialmente non diversa da quella già descritta, in quanto nemica della critica p.olitica e ne~atrice di essa. Formalmente appare più scanzonata, a qualcuno può sem1 brare perfino raffinata. In realtà si tratta di un rigurgito di vecchi accenti posti su nuove parole. La si potrebbe chiamare, sempre con la solita approssimazione, longane-- siana: con riferimento a come ci appare oggi più che a come poteva sembrare alle sue prime formulazioni. Ibrida mistura di Scarfoglio appunto e di Prezzolini ultima maniera, un po' degli schemi del peggiore Oriani, un po' della cortigianeria di Oietti, tutte le note del dilettantism.o vociano; fotografie disegni slogans mordaci e dissolventi, molte brillanti battute e pochissime idee originali; un superficiale cinismo che natur,almente sottintende -un piatto sentimentalismo e una tenace avversione per tutto ciò che proviene da una autentica e forte ispirazione liberale: questa è la for- • mula longanesiana che pur era nata quasi come diretta protesta contro il fascismo plebeo della regia di Starace e contro gli orpelli dannunziani. Questa formula fiorì sui settimanali a rotocalco nel secondo decennio fascista e fu accreditata anche perchè, in dittatura, quei toni scanzonati sembrarono esprimere una fronda di· inquieti giovani intellettuali; si è poi diffusa sui quotidiani nel primo decennio della democrazia (insidiando anche la cittadella albertiniana e contribuendo ad impedirle di riassumere la sua funzione di critica p.olitica).C'è stata è vero una scissione dei quadri longanesiani, un'ala dei quali si è risolutamente orientata verso un responsarbileliberalismo; ma con questa scissio_r:iea,mmesso che lo fossero stati una volta, gli esponenti di quest'ala cessavano di essere longanesiani, si qualificavano proprio come l'antitesi della formula longanesiana (anche se, inconsiapevolmente, non mai del tutto guariti, alcuni fra essi, di certi vizi contratti durante la loro prima esperienza). Il fatto è che, in democrazia, quei toni che erano di fronda in dittatura si sono definitivamente risolti, come non potevano non risolversi, in un corrosivo qualunquismo. E così, mentre gli uomini dalla sensibilità civile più avvertita p~ssavano dalla fronda antifascista alla critica politica liberale, traendone tutte le conseguenze, affluivano alle redazioni reclute longanesiane ed epigoni scarfogliani. Tutti costoro hanno mirabilmente galleggiato e con~inuano a gal- • [12] Bibloteca Gino Bianco

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