Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

tutto questo contava anche nel pensiero critico di Omodeo e, unito alla stess,a sua fede nel potere espansivo della libertà, unito altresì al timore che << i conservatori liberali e cattolici >> non rifuggissero dall'accarezzare soluzioni autoritarie, lo induceva, nei riguardi dei comunisti in ispecie, a un vario gioc0 di illusioni e di diffidenze. Bisogna intendere queste cose, se si vuol capire tutta la critica politica dell'Acropoli e distinguervi i motivi più vitali dalle suggestioni di una assai breve congiuntura. Queste giocavano tanto sul piano della politica interna, quanto, e più, su quello delle relazioni internazionali, ove le preoccupazioni di S'alvaguardare l'accordo tra occidentali e sovietici si giustificav:ano con le esigenze della pace da fondare. Anche a questo proposito Omodeo passava dal pessimismo, che il suo temperamento e la su·a intelligenza gli suggerivano, ad ogni appiglio per alimentare la sper:anza in una convivenza pacifica delle nazioni: nè sapremmo dire in quale delle due posizioni il suo animo si rivelasse più alto. Certo tra le più elevate sue pagine sono quelle di commento alla prima forzatura russa: la pesante soluzione del problema P<?lacco;ci sia consentito di riportarle quasi per intero: << Il recente discorso del sig. Churchill ai Comuni sulla questio11e polacca è indubbiamente uno dei momenti più drammatici di questa drammatica guerra: non esito a metterlo accanto alle giornate del giugno 1940, e rite11go che per il grande statista inglese il discorso sia stato uno- dei più penosi sacrifici della sua carriera. Perchè ciò che ha detto esce per molti aspetti dalle tradizioni inglesi, anche se il consegnare il problema alla opinione del mondo sia - bisogna riconoscerlo - un gesto di rispetto al costume libero delle democrazie. In sostanza il Premier inglese richiede un bill di indennità per la risoluzione presa nel giugno '41 di affiancare l'Inghilterra, isolata contro forze prevalenti, alla Russia essa pure assalita. Credo che non gli potrà essere negato dagli Inglesi, e ritengo, da nessun uomo di buona fede del mondo. La scadenza è giunta e bisogna fare onore alla propria firma. La sventura per ringhilterra (lo dico senza ironia, anzi con profonda comprensione del carattere degli insulari, che san pagare senza battere ciglio anche del proprio) è nel dovere di emettere una tratta su altri popoli: l'Inghilterra porterà la responsabilità d'ignote conseguenze (e speriamo che non debbano essere gravi) di una nuova sistemazione della Polonia e della Prussia Orientale, territori per i quali la storia ricorda tristi precedenti». [104] Bibloteca Gino Bianco

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