Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

, rifica per una certa zona la scuola e la cultura profanate, sostiene la magistratura rimasta in gran parte incorrotta dal denaro ma non ugualmente dalle intimidazioni». Ad essa Omodeo si rivolgeva, parlando il linguaggio d1 el dovere cui la sapeva sensibile: · « Occorrerebbe fare appello a questi elementi, invocare da loro uno sforzo supremo pur nella miseria che batte alle case, nella fatica amara di un venticinquennio di delusioni che toglie all'avvenire i colori della speranza. Bisogna che questa élite - non importa se entro i singoli partiti o affluendo s·pecialmente ad uno di essi - intenda e faccia intendere la necessità prima del paese: la creazione delle leggi fondamentali e del costume di uno .stato libero... Quel che preoccupa è il fatto che questa classe ritarda a farsi avanti per assolvere il suo compito. Compito che richiede un lavoro quotidiano in servizio della comunità, da svolgere nella vita privata, nella stampa, un lavoro di perfezionamento dei congegni tecnici che la libertà esige... Questo compito è il dovere di quella che ho .chiamata la classe politica. Vincere la stanchezza e l'amarezza, se si vuole salvare l'Italia da nuove sventure » . ' U~lmente egli invitava l'opinione pubblica al suo dovere di << essere vigile ed influire sui partiti», e s'adoperava di scoprire ed incoraggiare gli indizi di una sua rlltaJscita.Ed anche qui faceva ap1 pello alla forza mediatrice della riflessione e della cultura, perchè si potesse trovare una conciliazione fra << 1 esigenze in apparenza contrastanti» e << in qualche modo riaccendere la vita pubblica senza riaccendere la guerra civile >>. Così procurava di dar voce e coriaggio, per quanto gli era possibile, ai ceti medi; ma sa·pendo bene che ciò richiedeva un'azione assai più diffusa e sistematica che quella di una rivista. E gettava il grido di ~llarme: contro la mancata difesa economica delle classi della cultura, ed insieme contro le 111iancatceure per rianimarle, o almeno per risanarle moralmente: << Se la nostra classe media non ha funzionato bene, non è questo un motivo per distruggerla. È una pianta che noi potremo modificare e migliorare solo col tempo, ma che non possiamo rifare per atto di arbitrio. Se la distruggeremo rinascerà sì, ma più rude, più ignorante, meno capace per lunghi anni, e ancor più fuori del nostro controllo. Intanto per la sua conservazione e per il suo irrobustimento ... nulla si , è fatto. Varie volte i partiti di massa hanno vagheggiato di assimilarla nel [100] Bibloteca Gino Bianco

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