lasciato passare il momento più propizio alle grandi revisioni, quel momento di vacanza di tutte le istituzioni, in cui si sarebbe dovuto pensare appunto alla qualità del prodotto, per difficile che fosse l'impresa di ~reare, quasi dal nulla, giornali capaci di assolvere la funzione istituzionale che della stampa è propria nelle democrazie moderne. Quasi dal nulla, ~bbiamo detto. Perchè infatti in Italia la pubblicistica politica non ha raggiunto mai alti e stabili livelli quando ha cercato di varcare il confine che separa il periodico specializz1atodal quotidiano d'informazione, il ristretto pubblico qualificato dal grande pubblico indiff erenziato. Tuttavia, più o meno consapevoli che fossero di questa deficienza, gli spiriti più alti dell',antifascismo avevano appassionatamente auspicato il ridestarsi nella stampa italiana di quelle sia pur fragili tradizioni che nei primi decenni del secolo avevano cercato di innalzare il quotidiano italiano - politicamente non meno che tecnicamente - ai più alti livelli . europei. Luigi Einaudi, anzi, era sceso in campo proprio per rivendicare il valore di queste tradizioni: l'importanza, cioè, che avevano acquistato, nella storia d'Italia d,al 1871 al 1915, i « fogli di notizie», venuti a integrare, ai fini di un mercato sempre più vasto, quei << fogli d'idee » che a loro volta si erano venuti trasfiormando in fogli di partito, ai fini di un mercato più ristretto e più specifico. E, del giornale << indipendente» in I~alia, Luigi Einaudi aveva voluto diffondere, prop,rio nel 1945, una poco conosciuta sua << analisi storico-critica>>, scritta a suo tempo, nel 1928, ma rimasta « pressocchè inedita>>. Questa analisi, quasi un'appendice della recensione pubblicata su << La riforma sociale» alla Storia d'Italia di Croce, si concludeva appunto in un pieno riconoscimento della funzione tutta positiva esercitata dal giornale indipendente dei primi due decenni del secolo: un giornale che « bandiva nuove campagne, poneva nuovi problemi». Il riconoscimento peraltro si estendeva alla forza e alla stabilità del quotidiano d'informazioni dell'Italia prefascista, poichè la sua « condizione assoluta perentoria di vita era il rendere servizio al pubblico di notizie varie, di avvisi utili e di discussioni indipendenti » (1 ). Il citato giudizio di Einaudi, ci pare, tendeva a generalizzare l'elogio ( 1 ) Luigi Einaudi: << Il giornalismo italiano fino al 1915 », in Nuova Antologia. luglio 1945; ripubblicato in Il Buongoverno, Bari (Laterza), 1954, pagg. 559-570. [8] Bibloteca Gino Bianco
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