Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

pur abbiamo visto assai più deciso nelle prime fasi della ripresa politica, doveva accontentarsi del 7 ,9 % dei voti, riuscendo a superare i socialisti solo nella provincia di Agrigento. Comunque la percentuale complessiva ottenuta in quelle elezioni dall'estrema sinistra era dovuta, in linea di massima, allo apporto delle zone contadine. Assai bassa, a differenza delle altre regioni meridionali, si presentava invece la percentual~ dei voti di sinistra nelle città, per i comunisti oscillante addirittura fra il 2 e il 4 %- Nel '47, però, varando il Blocco del Popolo, i comunisti già cominciavano a rovesciare i rapporti di forza all'interno dello schieramento di estrema sinistra: su 29 seggi conseguiti dal Blocco del Popolo, solo I O socialisti andarono alla Sala d'Ercole. Un così radicale rovesciamento dei rapporti di forza nel breve giro· di un anno non pt1ò essere attribuito evi,dentemente alla sola scissione saragattiana, nè a un fatto organizzativo come la manovra delle preferenze ad opera dei comunisti: ne sono invece evidenti le implicazioni politiche. I socialisti avevano cercato scampo nel fronte popolare, non tanto alla ricerca di una più solida struttura organizzativa, quanto per risolvere la propria incertezza politica sui maggiori problemi dell'isola, sollecitati naturalmente dalla politica socialista in campo nazionale, di unità d'azione con i comunisti appunto, alla quale in definitiva sì trattava per i socialisti isolani di adeguarsi. Il prezzo fu molto alto: maggiore scadimento sul piano politico, erosione del seguito elettorale raccolto nel '46 e ora evidentemente attratto in gran parte dalla dinamica del partito più organizzato e risoluto. Tale prezzo fu forse giustamente previsto o respinto dai molti parlamentari socia-· ~isti, di Roma e di Palermo, che aderirono alla scissione: 4 su 6 deputati nazionali eletti nel '46, 5 su 10 deputati regionali tra il '47 e il '51. Motivi personali, dissensi politici, calcoli elettorali, varie incomprensioni ed equivoci travagliano la vita del P. S. I. in questi anni, mentre la direzione regionale, tenuta dal sen. Casadei, non riusciva a fronteggiare la situazione. Dopo le delusioni delle << poli ti che » del '48, alle << regionali » del '51 il P. S. I. rinnovava gran parte dei suoi rappresentanti, di cui 5 erano passati al P. S. D. I.; perdeva poi ancora un altro seggio, mentre il Blocco complessivamente ne guadagnava uno; dei nove eletti socialisti quindi solo tre. provenivano dalla prima legislatura, gli altri sei erano uomini nuovi, ma alcuni solo formalmente. L'esperienza frontista presentava dunque ancora una volta un bilancio passivo per il P. S. I., si concludeva con un ulteriore d~terioramento delle sue posizioni elettorali e parlamentari, impediva il delinearsi di una politica socialista se. non autonoma almeno capace di apporti specifici; · ma uomini nuovi, intanto, sostanzialmente nuovi, nel partito venivano a insidiar~ il posto dei vecchi notabili, dei vecchi e nuovi parlamentari. L'avvicendamento dei quadri poneva un limite alle lotte intestine. Quei vecchi • notabili erano legati a una concezione personalistica della lotta politica, privi [97] Bibloteca Gino Bianco

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