Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

di differenziarsi dai comunisti: ma non fino al punto di opporsi alla Legge speciale. Infatti non è un discorso da anticomunismo professionale il ri!evare come l'unica differenziazione positiva e producente sarebbe sul terreno della rinuncia ai tatticismi troppo disinvolti, alle demagogiche sollecitazioni campanilistiche, cioè sul terreno di un meridionalismo modestamente pensoso dei problemi del Paese e di quelli della regione. Nel compito di liberalizzare la vita pubblica calabrese, ove sceglierà il suo posto il P. S. I.? Avrà il coraggio e la forza di non ridursi alle angustie di un facile agitazionismo? E 11e saranno capaci i suoi uomini? Il rinnovamento del personale politico socialista, e la preparazione di quadri sensibili ai problemi di maggiore importanza regionale e nazionale, richiederebbe senza dubbio ancora molti anni; perchè un'azione del genere appare in Calabria, oggi, assai meno avanzata che in Sicilia, come qu1idi seguito vedremo. La Sicilia Passata la ventata separatistica dei primi anni del dopoguerra, si era affermata in Sicilia la tesi autonomistica, unica soluzione possibile della questione siciliana che non compromettesse la continuità del rapporto con lo Stato unitario. È su questa tesi d'autonomia regionale che ogni forza politica che si fosse proposta d'operare nell'isola avrebbe da allora in poi dovuto confrontare i propri atteggiamenti. Giova osservare a questo punto che solo i cattolici potevano vantare una tradizione in questo senso. Dal canto loro i comunisti avevano già dichiarato di voler rivedere gli atteggiamenti tradizionali dei partiti proletari isolani e di voler formulare una nuova linea politica: non fu quindi loro difficile formularla in senso decisamente autonomistico. Più dubbioso e incerto, nella sua assai minore agilità tattica, rimase a lungo il Partito Socialista. Questo per altro, dalla scissione comunista de] 1921, era rimasto in Sicilia mutilato dell'ala più giovane e combattiva (Li Causi, Berti, Marchesi); all'indomani della Liberazione, quindi, esso si veniva qualificando attraverso anacro~istiche ed eterogenee posizioni di vecchi notabili. Sorse anche il quesito se il Partito nell'isola dovesse configurarsi come movimento siciliano confederato al movimento nazionale oppure in federa- · zioni legate al centro; e qui naturalmente si riproponevano gli stessi problemi politici posti dalla grande questione generale dell'auton'omia regionale. Sulla quale pesava anche il sospetto, nutrito, non senza qualche fondamento, da alcuni dirigenti socialisti, che essa potesse fornire, al di fuori di certi [95] Bibloteca Gino Bianco

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