rebbe ad esperienze straniere e l'altro ad una tradizione tipicamente italiana: una concezione che da un Iato sembra negare opportunità ad una soluzione unitaria e dall'altro non sembra offrire prospettive più ampie di quelle offerte da una politica dei problemi contingenti. Per quanto riguarda l'impostazione del problema << apertura a sinistra », una forte venatura anticlericale, viva nelle idee del senatore Mancini, ridurrebbe tutto ad un piccolo episodio di machiavellismo parlamentare. • La forza ed il prestigio di Pietro Mancini sono stati ereditati dal figlio Giacomo, trovatosi dopo l'uscita del vecchio gruppo dirigente e lo spostamento di suo padre in Senato, ad essere l'esponente più autorevole del socialismo cosentino, p-er ,d~venire poi il numero uno del socialismo calabrese. Giacomo Mancini, partito da impostazioni oltranziste, di acceso fautore della unificazione tra il P. C. I. e il P. S. I., è giunto poi via via ad assumere posizioni di maggior realismo politico. Basterebbe a provarlo il discorso recentemente tenuto sul bilancio dell'Agricoltura, dove la critica agli Enti di Riforma non appare aprioristica, ma contemperata da un riconoscimento della sostanziale positività della riforma stessa. Ed ancora, poi, la mediazione effettuata, in sede di discussione, della legge speciale sulla Calabria, fra le tesi comuniste e quelle della maggioranza, per sbloccare la discussione insabbiata nelle secche d'una opposizione pregiudiziale all'Ente Sila. Tali atteg- , giamenti a livello parlamentare sono un altro aspetto dello sforzo fatto a livello regionale, per offrire una autonoma ragione d'essere alle posizioni del P.S.I .. E in ciò è da inquadrare il rifiuto opposto dal Mancini alla costituzione di un comitato permanente misto P.C.I.-P.S.I. per l'agitazione dei temi relativi all'attuazione della Legge speciale. Nel sottolineare l'autonoma presenza del P. S. I., nel riconoscere i limiti di una opposizione pregiudiziale che ha deteriorato le possibilità liberali dell'azione di riforma, nel tentativo di creare nel Mezzogiorno e nel Paese le linee di una azione acomunista e non anticomunista, l'azione di Giacomo Mancini supera il limite implicito nelle impostazioni paterne. A Mancini è succeduto, come segretario di federazione, l'avv. Gaetano Mele, quarantenne e suo unico collega di gruppo nel Consiglio comunale di Cosenza. Addossandosi il Mancini junior la più gran parte della direzione politica della federazione cosentina, a Mele rimangono compiti prevalentemente organizzativi. Limitato è dunque l'interesse per la sua posizione politica, ove non si trovano aspetti originali, ma una corretta 'ripetizione di temi ufficiali del partito. ~ ciò è rilevabile tanto nell'interpretazione politica del patto di unità d'azione, a cui non sarebbero per il momento ipotizzabili alternative, quanto nell'esigenza del dialogo con i cattolici, visto come problema politico di fondo e non come mero strumento propagandistico, come, cioè, a giudizio del Mele, verrebbe visto dai comunisti, che a Cosenza spregiudicamente alternano conferenze di Alighiero Tondi ad offerte di [92] Bibloteca Gino Bianco
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