renderlo, suo malgrado, meno sensibile ai problemi dei contadini, che pur tenta di approfondire con lodevole sforzo. Se Crotone rappresenta un'isola di notevole importanza per la diversità della struttura sociale rispetto a quella delle circostanti zone contadine, sono pur sempre queste che pongono un problema politico di notevole entità. Nella sua ultimo tornata, la << Commissione del lavoro di massa> del P. s. I. ha identificato nel catanzarese e nel foggiano le zone ove più sensibile è l'esigenza di una nuova politica contadina. Queste esigenze non possono certo essere soddisfatte dall'operaismo di Del Punto e dall'ideologismo unitario di Ferrante. Sono esigenze che scaturiscono da una crisi di crescenza del mondo contadino, a cui il P.C.I. non offre più nulla di nuovo. La provincia di Cosenza è a cavaliere, come tipo di strutture economicosociali, fra le due consorelle di Catanzaro e Reggio. La tradizione socialista del cosentino è però analoga a quella della provincia di Catanzaro. Il movimento socialista sorge agli inizi del '900 ad opera di alcuni gruppi professionali ed artigiani del capoluogo. Il primo impulso è dato da un giovane avvocato professore di filosofia, discepolo di Antonio Labriola: Pietro Mancini. Tra le prime mete che si prefisse il Mancini, fu quella di entrare in contatto con gli ambienti contadini, specie silani, << lacerando tutto un mondo di .sfruttati e di sfruttatori». L'astratta proposizione dei temi marxistici ed il peso di una polemica anticlericale, viva ancora oggi nel Manci11i, fecero sì che i risultati conseguiti in tale direzio11e non fossero tra i migliori, specie se confrontati con quelli ottenuti dal nascente socialismo nei settori della piccola borghesia, dell'artigianato, delle profession.i liberali. Ceti per altro già sensibilizzati alla competizione ideologica dalla polemica culturale, abbastanza viva in quell'epoca per un piccolo centro come Cosenza. Il fascino personale del Mancini si accoppiava al prestigio familiare, di una vecchia e nobile famiglia di avvocati. Ciò portò il socialismo cosentino, per circa mezzo secolo, ad essere fortemente caratterizzato dalla figura del suo leader e, per converso, fu cagione di una mal repressa insofferenza sorta, nei riguardi del Mancini, fra i gruppi intellettuali che ne costituivano lo stato maggiore. E le scissioni di Gullo a sinistra nel '21 e di De Luca e Vaccaro a destra nel '47 sono dovute, in parte, anche a questa insofferenza. Il primo dopoguerra, col risveglio contadino avutosi in Sila come in gran parte del Mezzogiorno, rafforzò sì il movimento socialista, permettendogli di mandare il Mancini alla Camera, ma non creò, neanche stavolta, dei legami molto organici tra il P. S. I. e le masse rurali. Nel secondo dopoguerra, il socialismo di Cosenza ebbe a subire una doppia pressione, a sinistra e a destra. La prima, di maggiore entità e durata, fu quella comunista; la seconda, più breve ma intensa, fu rappresentata dal Partito d'Azione. L'iniziale successo del P. d'A. fu in gran parte dovuto ad [90] Bibloteca Gino Bianco
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