Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

per nulla è l\,felfi, residenza cosi del Di Napoli come del Salvatore, a dare I 760 dei 5090 voti socialisti della zona. Si consideri, però, che i quattro comuni maggiori del Melfese (Melfi, Lavello, Rionero e Venosa), mentre nel 1953 hanno dato al P.S.I. complessivamente 3156 suffragi, e cioè il 10,5 % dei loro voti validi, avevano invece dato ad esso nel '46 ben 4954 voti pari al 18 % dei voti validi; e si consideri ancora che nelle amministrative del '51-'52 il P.S.I. aveva pur raccolto, nei quattro comuni considerati, 4711 voti, pari al 15 % di voti validi. Si dà cioè il caso che neanche nella sua zona più forte il P.S.l. ha in questa provincia una base stabile e sicura, se fra il '51 e il '53 esso ha perduto in questi 4 comuni oltre 1500 voti. Il fatto è da mettersi in relazione innanzitutto con l'adesione dell'on. Di Napoli alla socialdemocrazia nel '47 e con la sua successiva morte, che non potevano non esercitare un effetto dispersivo sulla sua personale base elettorale. In secondo luogo, essa è connessa evidentemente con la mediocre dirigenza che il Salvatore è in grado di assicurare al movimento. Rimasto nel . Partito anche quando il suocero se ne allontanava, ed oggi consigliere provinciale, il Salvatore appartiene alla caratteristica borghesia possidente e professionistica di provincia, la cui formazione socialista non manca mai d~ essere largamente approssimativa e la cui milizia nel Partito, sempre stibordinata all'esercizio della professione, si ispira assai s•pesso ad una superficiale ortodossia: come è il caso del nostro, nonostante certi suoi latenti convincimenti autonomistici. Sicchè non sembra probabile che su queste basi il P.S.I. possa riuscire a riprendere nel Melfese le sue posizioni del '46, almeno in un futuro prossimo. Nel resto della provincia sono da segnalare alcuni piccoli comuni (come Montemurro, Albano di Lucania, Pescopagano) nei quali qualche elemento di particolare rilevanza locale raccoglie intorno a sè nel P.S.I. quella parte della popolazione che si orienta a sinistra, dando vita così ad alcuni grossi nuclei socialisti. Con essi, con quelli del Melfese e col capoluogo si supera la metà dei voti raccolti dal P.S.I. nella provincia. La parte rimanente va divisa fra gli altri 85 comuni di essa: fra i quali il P.S.I. non manca di qualche buona posizione, (Avigliano, Latronico, Viggiano ), ma in cui si trova in genere del tutto scoperto quanto a quadri e a temi d'azione. Delle due province lucane, Matera è senza dubbio quella in cui i problemi sociali hanno avuto in questo dopoguerra un maggiore e più drammatico sviluppo. Si pensi che già nel '45 si iniziò qui in forma ben più spontanea, e violenta, quel movimento per la conquista delle terre e per uno stabile livello di occupazione rurale che nel restante Mezzogiorno nacque almeno un paio d'anni più tardi e fu spesso il frutto di una attività agitatoria. Allora questi moti materani portarono alla promulgazione dei famosi decreti del prefetto Pof1:te,per la fissazione di un imponibile di mano d'opera [64] Bibloteca Gino Bianco

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