Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

• labili basi di favore popolare riposasse il successo del 2 giugno. La perdita principale della scissione fu quella dell'avv. Pietro Mancini, figlio· di Dpmenico Mancini; la scissione ebbe poi ripercussioni abbastanza sensibili specialmente negli ambienti intellettuali e piccolo borghesi. Più grave però fu il fatto che già ora, sotto la parvente apertura unitaria del Fronte Democratico Popolare, i socialisti andassero cedendo ai comunisti la direzione dell'iniziativa politica di sinistra, un po' per l'irrobustimento dell'apparato comunista locale, un po' (e più) per incapacità a darsi un'adeguata struttura organizzativa e per indolenza di esponenti politici, 1n fin dei conti non professionisti, come, a differènza di quelli comunisti, erano i quadri dirigenti socialisti. Vero è che nel 1947 il P. S. I. ebbe modo di rifarsi, in qualche parte, di tutto ciò, grazie all'assorbimento dei resti del Partito d'Azione; e vero è pure che già nel '48 Pietro Mancini si poteva dire sostanzialmente riassorbito, <lacchè egli, uscito dal P. S. L. I., patrocinava come indipendente il Fronte Popolare. Questo raccoglieva il 18 aprile 27.915 voti: appena un po' più di quanti il 2 giugno ne avevano raccolti separatamente P.S.l.U.P., P.C.I. e P.d'A. Brillante fu invece il successo di Unità Socialista, cui andarono 5.779 voti; ma a determinarlo influirono larghissim~mente i~fluenze personali, e comunque estranee ad ogni qualificazione socialista. Dopo le elezioni la crisi del P. S. I. in realtà si venne aggravando. Si acui la lotta delle. correnti, vedendo il successo di quella di centro, espressa dall'allora segretario Memmo De Felice. Veniva a mancare una qualsiasi attiva partecipazione del partito alla già poco intensa vita politica e sociale della provincia, proprio mentre i comunisti acceleravano e affinavano la propria opera di penetrazione in quel difficile ambiente. Unica presenza continua quella in seno alla C.G.l.,L., che però era in gran parte facilitata dal lavoro di organizzazione svolto dai comunisti e fu anche in parte un merito personale dell'attuale consegretario della Camera del Lavoro di Campobasso, Andrea Gianfagna. Poi, verso la fine del 1950, si ebbero interventi dal centro. Ci fu un primo tentativo di burocratizzazione mediante un elemento locale, l'avv. Nazario Ferrante; ma fu tentativo mal riuscito, anch.e per il disagio del Ferrante, costretto nella sua città ad un .ruolo di impiegato cui mal si acconciava. In seguito, il tentativo fu proseguito con un elemento settentrionale, tale Ruini, il quale, facendo parte di un triunvirato insieme· con il prof. Berto Di Muzio e col dott. Armando Castaldi, resse di fatto la federazione. Le elezioni amministrative del '52 diedero intanto indizio di una lievissima ripresa, accentuatasi l'anno seguente, quando gli 8.535 voti delle elezioni provinciali divennero, per quelle alla Camera dei Deputati, 10.729. Ma il tempo e le opportunità perdute dal socialismo molisano ricevevano intanto nuova prova dal fatto che, alle stesse elezioni, il P. C. I. raccoglieva in Molise più di 28.000 voti, triplicando pressapoco la sua forza del [51] Bibloteca Gino Bianco • I

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