Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

potersi espandere finchè resta su11e vie del frontismo; e d'altra parte non gli riesce di prendere nuove vie finchè rimane tanto debole. Forse la crisi delle destre - sempre molto forti nel Salentino - mettendo in movimento tutto lo schieramento locale, potrà sbloccare il detto circolo vizioso. La provincia di Taranto è latifondistica ad occidente, verso Metaponto, e presenta, nella sua parte orientale, una struttura agraria di piccola e media proprietà coltivatrice, di cui il principale centro è quello agricolo-commerciale di Martina Franca. Taranto, in quanto porto militare, ha avuto negli ultimi anni un forte sviluppo, sia come popolazione sia come proletariato industriale. È a questo che si deve la notevole affermazione delle sinistre nel '46: il 31,1 % dei voti in tutta la provincia, di cui- oltre la metà nel capoluogo (41,1 %). Ai socialisti toccò il 13,6 % (17,1 % nel capoluogo), ai comunisti il I 7,5 % (24 o/~ nel capoluogo); nella provincia mentre i comunisti prevalevano nei centri superiori ai 10 mi'la abitanti (14,8 % di fronte ::tl 10,7 % del P.S.I.U.P.), i socialisti si avvantaggiavano nei centri minori (12, l % al P.S.I.U.P. e 8,9 % al P.C.I.). Protagonista del socialismo tarantino in questo periodo è Giuseppe Bogoni, nato a Verona nel 1907, di religione evangelica, rientrato dalla Francia dopo una decennale avven~urosa attività antifascista (costretto ad emigrare subito dopo la laurea in lettere, fu poi partigiano con il « maquis,» franlcese). Recatosi in Puglia per un periodo di riposo, il Bogoni, resosi conto dell'interesse che presentava la regione per il movimento socialista, stese un particolareggiato rapporto per la direzione nazionale che gli conferi l'incarico di ispettore regionale. Stabilitosi a Taranto, per svolgervi propaganda repubblicana tendente a prevenire il pericolo di un pronunciamento monarchico da parte della Marina, finì col sostituirsi al debole nucleo dirigente socialista rappresentato dall'avv. Solari. La segreteria Bogoni si è però rivelata incapace di istituire più fitti e più saldi legami con la realtà contadina della provincia; non per nulla il Bogoni aveva scelto Taranto come sede della sua attività politica, in quanto città più operaia del Mezzogiorno. Vecchio massimalista, egli non poteva andare oltre le vecchie impostazioni operaistiche. Intanto aderivano al partito alcuni azionisti fra cui l'avv. Aurelio Marchi e gli impiegati Giancane e Conte. Il prirrio, settantenne, assessore al Contenzioso, di tradizione familiare garibaldina, sembra mantenersi fedele a gran parte della sua originaria formazione liberale. Egli rigetta le tesi marxiste intorno al processo di formazione dello Stato italiano, ma non vede nella situazione politica italiana effettive possibilità di superare il patto d'unità d'azione con i comunisti, al quale patto, peraltro, attribuisce vaìore politico e non ideologico. Il suo radicato anticlericalismo lo rende assai diffidente nei confronti del dialogo con i [45] Bibloteca Gino Bia11co J

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