riusciva di oltrepassare il 10,l %; essi prevalevano solo nel capoluogo con 1'8,9 %, di fronte all'8,5 % dei comunisti, ma rimanevano distanziati sia nei centri con popolazione inferiore ai 10.000 abita11ti (7,4% di fronte al 9,6°/,) dei comunisti), sia nei centri maggiori (10,7% di fro•nte al 17,6% dei comunisti). Da questi risultati apparivano evidenti il maggior peso che i comunisti erano venuti acquistando presso le masse rurali e la solita difficoltà dei socialisti, riconoscibile in quasi tutte le provincie meridionali, a impostare una politica contadina. La vivace reazione di una minoranza guidata dall'etnologo De Martino, oggi comunista, fece fallire, al momento della scissione di Saragat, il tentativo del gruppo dirigente moderato di proclamare autonoma la federazione barese. Alla fine, dopo breve tempo, fu proprio il gruppo dirigente a dover abbandonare il partito aderendo alla socialdemocrazia. Questa perdita fu compensata dall'adesione di alcuni gruppi intellettuali di un certo rilievo, provenienti dal P.d'A. (Vittore Fiore, Fabrizio Canfora, Vincenzo Calace); all'indomani del 18 aprile, in concomitanza con ,Ja vittoria del << centro lombardiano » al congresso di Genova, furono questi intellettuali ad assumere la direzione della federazione socialista barese e ad impostare i terni di una azione meridionalista ricca di motivi salveminiani e dorsiani; arrivarono anche a denunciare ~'involuzione corporativa della •politica del P.C.I. e le insidie dell'abbraccio frontista (cfr. Vittore Fiore, Strun1enti della lotta l\f eri1dionalista. Ltl'.caita - Manduria 1949). La successiva vittoria in campo nazionale della << sinistra morandiana » estrometteva però i gruppi ex azionisti, consegnando le leve della federazione barese ad alcuni vecchi n1assimalisti, il cui più anziano esponente è ancora oggi il capostazione in pensione Roberto Anglani, consigliere comunale del capoluogo, convinto e acceso assertore di una fusione con i comunisti. I residui di un passato sindacalista fanno ancora dire all'Anglani che il partito va inteso come strumento dell'organizzazione sindacale e non viceversa: tesi laburista, contraddetta dall'affermazione che al laburismo non può più essere riconosciuto carattere di movimento operaio. Naturalmente, l'Anglani considera l'apertura a sinistra come espediente tattico. Accanto a questo convinto fusionista dalle generiche idee politiche, si trovarono, nella lotta sferrata per estromettere gli ex azionisti (dei quali il Canfora, una volta cl1e gli si voleva imporre il fusionis1no, passò diretta1nente al P.C.I.), coloro cl1e ancora oggi costitt1iscono la équipe dirigente del socialismo barese: il sindaco di Bitonto, Costante Masciale; l'on. Capacchione, deputato di Bar'letta; l'attuale segretario della federazio 1 ne, Antonio Di Napoli. Il primo, trentaquattrenne, è sostanzialmente su posizioni non diverse da I quelle dell'Anglani, anche se manifestate con minore incongruenza e ingenuità. Il secondo, deputato nelle due ultime legislature, rimane essenzialmente un frontista, superando solo gli aspetti più schematici del fusionismo [35] Bibloteca Gino Bianco
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