salvo gli accenni ad un nuovo orientamento che in materia sembra andar delineandosi nel P.S.I. siciliano. Ora l'opera di ricostituzione e di modernizzazione organizzativa del P.S.I. a cui Rodolfo Morandi ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, se è valsa a metter su nuovi quadri, giovani e più consapevoli dei problemi e delle tecniche di un partito politico moderno, se è servita in momenti anche abbastanza difficili ici galvanizzare la base e a darle non certo una coscienza ma forse un sentimento autonomistico, era essa stessa, e anche· qui la nostra inchiesta ci pare abbastanza concludente, inficiata di una grave contraddizione. Nelle cose politiche italiane è facile trascorrere al paradosso e al tono epico: cosl in questi ultimi tempi di grande voga socialist;i si è potuto udire di frequente il paradosso (tinto di superficiale storicismo) che il vero autonomista non era stato colui (o coloro) che non voleva il fronte popolare con i comunisti, ma il « filocomunista >> Morantli che aveva nei fatti ricostruito il p,artito. E si è altresì colorita di epopea quest'opera di ricostruzione. La verità è che prima di parlare di « autonon1ismo morandino >>, e prima ancora di giudicare l'attuale autonomismo· del P.S.I., occorre chiedersi qual'era la concezione del p,artito stesso che Morandi aveva e che ha largamente e profondamente influenzato i quadri socialisti, e non soltanto quelli più giovani. Al di sopra del Partito, Morandi l'ha sempre detto e l'ha scritto finalmente nel suo testamento, al di sopra del Partito sta sempre la classe operaia, la causa del popolo, questa nuova sorta di corpo mistico la cui unità doveva essere garantita ad ogni costo. Vi sarebbe da chiedersi qui se 1\,{orandiipotizzasse un eventuale conflitto fra la causa del Partito e quella del proletariato, e comunque se una tale distinzione sia possibile in una rigorosa concezione marxista-leninista della classe operaia e dei suoi p.artiti e del rapporto tra questi e quella. Ad ogni modo, è un fatto che l'articolo primo del credo morandiano era quello che s'è detto, della necessità di servire il proletariato in «unità». E da questosentimento, che supponeva una fideistica scelta iniziale, una concezione metafisica della classe operaia ed anche una concezione della lotta politica improntata ad un marxismo interpretato troppo letteralmente, da questo• sentimento, e non da un maturo giudizio storico sulle vicende della crisi italiana del primo dopo-guerra, derivava la scelta di una politica rigidamente unitaria: << la nostra intrapresa e la nostra ansia sono state di operare 1a sutura, di ricondurre ad unità d'azione il movimento operaio, spezzatosi [153] Bi loteca Gino Bianco
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