libera consultazione elettorale italiana precedente a quella del '46, i socialisti ufficiali avevano riportato in Italia meridionale 1'11,9 % dei voti, e solo il 7 % in Sicilia; ma i comunisti rappresentavano allora una frazione minima dell'elettorato meridionale (1'1,3 % sul continente e l'l % in Sicilia). Ora, invece, nonostante l'espansione fortissima dei comunisti (passati dall'l al 10,05 %: rispettivamente però 10,9 % nel continente e 7,9 % in Sicilia, percentuali inverse a quelle del P.S.1.U.P.), i socialisti vedevano scemata di poco la loro percentu,a!J.edi voti nel continente (dall'll,9 % al 9,9%) e in compenso alimentata notevolmente (dal 7 al 12,2%) la loro percentuale di voti siciliani. E il successo era tanto più notevole, in quanto esso non si appoggiava principalmente, come per i comunisti, ad un lavoro org,anizzativo minuzioso, condotto con criteri che pretendevano alla scienza; ma era invece frutto in special modo di fattori morali e psicologici, che scaturivano dalla volontà di rinnovamento e di evasione caratteristica dei periodi post-bellici, dal fascino del nome socialista, dal ricordo ancor vivo di tradizioni antiche, e talvolta illustri, di lotta politica. Erano stati questi stessi fattori a contenere in misura minima, o a compensare, gli effetti del pass,aggio di molti uomini del P.S.I. prefascista al P.C.I. (segnaliamo tra i casi più notevoli quelli dell' on. Bianco, di Matera, dell' on. Gullo, di Cosenza, dell'on. Di Vittorio, del defunto sen. Grieco); uomini ai cui nomi erano spesso legati quei ricordi e quelle tradizioni, dei quali abbiamo segnalato la parte nella votazione socialista del 1946. In confronto al 1921 apparivano però sensibilmente spostate le basi territoriali dell'elettorato socialista. Non la Basilicata col 9 %, ma le Puglie (col 18 %) e gli Abruzzi (col 15 %) erano state allora le regioni più socialiste; e mentre lievemente ' minore risultava nel 1921 la percentuale calabrese (1921: 10 %; 1946:11,1 %), nel 1946 era confermata la debolezza del P.S.I. in Campania e Molise (8 %), ma migliorava sensibilmente, come ~bbiamo detto, la percentuale siciliana. Un effetto di questi fattori di ordine generale, che contribuirono a determinare nel '46 la scelta dell'elettorato socialista meridionale, si poteva anche ravvisare nel fatto che questo elettorato si presentaviet ora nel complesso più equa1nente ripartito su scala provinciale e anche comunale (nel 1921 s'era andati perfino dall'l % di Benevento-città al 52 % di Bari-città). Non è possibile, infine, come è evidente, un'analisi degli effetti che sull' elettor,ato socialista esercitò nel Mezzogiorno il riconoscimento del diritto al voto delle donne, per le elezioni del '46 in confronto di quelle [129] Bibloteca Gino Bianco
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