elettorale quella parlamentare. Ma cosa dire, di fronte ad un caso recente, il Convegno sull'industrializzazione di Palermo, che ha visto i socialisti letteralmente accodati ad una iniziativa comunista, ivi annegando ogni precedente tentativo di far valere, su tale problema, soluzioni socialiste, più di quelle comuniste aderenti alla realtà siciliana e· nazionale (vedi il bollettino socialista dell'Assemblea Regionale Siciliana; nn. ottobre-dicembre 1955). Non sappiamo poi quale esito possa avere l'iniziativ~ socialista in campo sindacale. I socialisti, in particolare il gruppo dei << giovani catanesi >, avrebbero intenzione di proporre una maggiore articolazione della politica sindacale regionale rispetto a quella nazionale: reazione al noto atteggiamento del padronato, il quale si considera, appunto, nei patti collettivi nazionali, vincolato soltanto fino a Reggio Calabria. Una tale politica sindacale, impostata peraltro sulla base di rivendicazioni più aziendali che settoriali, finirebbe col provocare una crisi degli aspetti prevalentemente politici della tattica sindacale comunista. È sul piano concreto di tali problemi che si potrà saggiare fino a che punto la formula dei giovani morandiani, della << unità articolata della classe operaia», sia qualcosa di più che un espediente di tattica elettorale. Inoltre, per tornare al compromesso di cui si diceva, i giovani << funzionari» socialisti siciliani non tarderanno a rendersi conto che la politica si fa anche nei parlamenti, a Roma o a Palermo, e nei Consigli comunali; si fa anche eleggendo uomini che facciano valere determinati indirizzi in quelle che sono le sedi istituzionali delle decisioni politiche in ogni libero ordinamento. I [126] Bibloteca Gino Bianco
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