cialista, il Purpura si qualificò come uno dei campioni della politica frontista, e come esponente di siffatta visione politica resse la segreteria provinciale palermitana e venne eletto nel Comitato centrale del P.S.I. A lui sembra debba attribuirsi l'iniziativa che condusse all'espulsione del Musotto, per ragioni di concorrenza elettorale. All'appoggio dei comunisti il Purpura è debitore del seggio ottenuta nella seconda assemblea regionale, ove sedette non in rappresentanza della propria circoscrizione, ma di quella di Caltanissetta. Oggi il logoramento del frontismo ha coinvolto anche l'on. Purpura che, rimasto consigliere comunale di Palermo, accenna a rivedere le proprie precedenti posizioni, rivelatesi non più idonee a riaprirgli le porte della Sala d•Ercole. Evidentemente il successo mietuto dal P.S.I. nelle zone di opinione media, lo induce ad auspicare una maggiore comprensione per le esigenze di questi ceti, ed un correlativo affievolimento della politica frontista. Mentre le scissioni portavano fuori dal socialismo palermitano a sinistra gli uomini più preparati e combattivi attratti dalla maggiore continuità della linea comunista, ed a destra gli esponenti di quella corrente che aveva patrocinato la formazione di un << socialismo siciliano» e che aveva in Gullo e Napoli gli uomini di maggiore prestigio personale, il P.S.I. restava in balìa delle ambizioni e delle beghe personali. Realizzate le aspirazioni parlamentari del Purpura, ritornava alla direzione della federazione di Palermo uno dei primi segretari provinciali del post-fascismo, leader del gruppo parlamentare regionale: l'avv. Francesco Taormina. Di formazione turatiana, egli si era negli anni di questo dopoguerra spostato sempre più a sinistra, verso posizioni « frontiste>, sin da quando i comunisti e il governo sovietico avevano assunto un atteggiamento decisamente ostile ad ogni forma di separazione della Sicilia dalla madrepatria. Le preoccupazioni sui pericoli reazi9nari degli esperimenti autonomistici costituirono, per il Taormina, il principale argomento polemico contro il << sociàlismo siciliano» di Vacirca, Gullo e Napoli. Le sue tesi frontiste si spiegavano appunto nel fatto che egli intravedeva nelle posizioni dei comunisti serie garanzie antiseparatiste. E se alla fine tardivamente Taormina giungerà a convertirsi all'autonomismo regionale, lo farà proprio in omaggio alla politica frontista, tutta imperniata, da un dato momento in poi, sui temi dell'autonomia regionale. Tali confusi legami psicologici con la politica frontista appesantiscono ancora oggi la posizione del _Taormina, il quale, rieletto per la terza volta all'Assemblea regionale, si distacca a fatica dai vecchi schemi e dalle vecchie formule del << blocco del popolo », che ha accoratamente difeso al Congresso di Torino. È una difesa più elastica e meno sentimentale di quella fatta dall'altro decano del gruppo parlamentare regionale, il messinese Franchina; ma da essa si diversifica in realtà solo perchè è frutto di un temperamento meno [122] Bibloteca Gino Bianco ·
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