Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

di Pizzo - incline a interpretare in senso più strumentale e contingente l'unità d'azione con i comunisti. In definitiva, stando ai risultati delle ultime prove elettorali, non si puònegare che la provincia di Trapani sia quella in cui la riorganizzazione del partito abbia lasciato più a desiderare. PALERMO. - Pur avendo avuto una storia intessuta di esplosioni anarchiche di plebi contadine, il socialismo palermitano è caratterizzato, nella tradizione dei suoi principali esponenti, dal prevalere di tendenze riformiste e gradualiste. Da Garibaldi Bosco, prestigioso capo dei fasci siciliani, e fervente sostenitore di un programma gradualista, fino alla elezione di Turati nel primo dopoguerra, vi è tutta una continuità di indirizzo ideologico, garantita, durante il primo ventennio di questo secolo, dall'influenza di Colajanni e di un aristocratico socialista: il principe Alessandro Tasca di Cutò. All'indomani della Liberazione, quando ancora non si rilevavano di grandi proporzioni gli effetti della scissione che nel '21 aveva portato fuori del socialismo palermitano Li Causi e Berti, il partito socialista si ricostituiva, caratterizzato, ancora una volta, dal prevalere di uomini e correnti moderate, sebbene in contrasto tra loro per motivi personali e talvolta per particolarità ideologiche. Non è possibile difatti ridurre semplicisticamente ad una contesa personale il grosso dibattito che allora caratterizzò il socialismo palermitano, e che, riprendendo i temi già agitati al sorgere del movimento op~raio siciliano, sulla natura dei rapporti da stabilire con il socialismo nazionale, s'inseriva profondamente nel concitato clima politico dell'epoca. La tesi cioè di un socialismo autonomo, se pure confederato su basi paritarie con il socialismo della penisola, finiva con l'avere tra il '43 e il '44 un sottinteso sapore separatistico, accentuato dalla dimestichezza dei suoi sostenitori col governo alleato, allora benevolo verso chiunque professasse opinioni più o meno autonomistiche. Gli avversari di questa tesi si mostravano timorosi delle sorti future dell'isola, ritenendo che, se si fossero realizzate aspirazioni autonomistiche, la Sicilia avrebbe finito per essere sottoposta al predominio delle classi dirigenti reazionarie del luogo. Il concordato fra queste due @pposte tesi politiche ebbe luogo su basi sostanzialmente moderate. La parte più con1battiva della corrente di sinistra, insofferente della soluzione di compromesso, non tardava ad abbandonare il partito rifluendo verso il P.C.I. Tale frazione massimalista era costituita da vecchi esponenti, quali l'attuale parlamentare Mineo, e da un gruppo di giovani intellettuali, la cui defezione costituì per la federazione di Palermo un notevole depauperamento qualitativo. Nè poteva bilanciare tale perdita il contemporaneo confluire nel partito di esponenti del mondo prefascista palermitano, di formazione più o [120] Bibloteca Gino Bianco

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