Nord e Sud - anno III - n. 16 - marzo 1956

I punto che ha cercato di rimediare alle defezioni dei socialisti reclutando le deteriori ambizioni politiche isolane, non ultime le frange residue del separatismo; l'elettorato di sinistra della Sicilia tende a rigettare le prospettive massimaliste e non sembra alieno dall'orientarsi verso una politica minimalista e gradualista. Tale appunto quella che il P. S. I. è venuto implicitamente proponendo nel '55: rinunciando a presentare un nostro programma possiamo accettare quello della D. C. che ha per oggetto un « terzo tempo sociale~ dell'autonomia; attendiamo il partito di maggioranza sulla strada della realizzazione di questo programma; se questa realizzazione sarà piena e sincera ad essa non mancheranno i nostri voti. Questo il punto d'arri- · vo, oggi, di una evoluzione socialista che è stata assai lenta a mettersi in moto. L'analisi delle posizi~ni socialiste, e del loro sviluppo, nelle singole provincie della Sicilia ci farà intendere meglio il significato e i modi del processo che siamo venuti fin qui delineando. MESSINA. - Questa provincia della Sicilia ha una tradizione socialista che risale al periodo dei << fasci '>. Fino agli inizi del regime fascista, il socialismo messinese ebbe vita sotto l'impulso di uomini come Nicola Fulci e Francesco Lo Sardo. Il passaggio di quest'ultimo al P. C. I., nel '21, rafforzò le basi del nascente partito comunista. Alle elezioni del '46, tuttavia, il maggior peso politico nello schieramento di sinistra spettava ancora ai socialisti, che ottenevano in complesso il 6,1 % contro il 4 % totalizzato dal P. C. 1. Mentre la distribuzione geografica dei voti comunisti appariva uniforme, i suffragi socialisti erano localizzati principalmente nei centri minori, nel complesso dei quali toccavano la percentuale del 7,1 %-Era questo un fenomeno comune, in quell'epoca, a tutto l'elettorato socialista meridionale; ma che in Messina trovava una particolare giustificazione nella struttura stessa del Partito Socialista. Ad una zona di influenza politica nel capoluogo, dovuta al gruppo dirigente borghese e fortemente laicista, faceva da contraltare una più consistente situazione elettorale nella zona latifondistica e bracciantile, che s'estende alle spalle dei monti Peloritani riallacciandosi al latifondo dell'alto catanese tramite la Ducea di Bronte. In questo perimetro, il cui epicentro è Tortorici, operavano ed operano le leghe bracciantili socialiste. E mentre a Messina i numerosi esponenti polemizzavano aspramente tra loro, prendendo a schermo di antitesi per~onali diverse posizioni ideologiche, nella zona latifondistica la direzione socialista era assunta da un solo uomo: l'avv. Gaetano Franchina. Il Franchina, proveniente da famiglia borghese e partito da una formazione crociana, era giunto su posizioni marxistiche con lo slancio dei neofiti. Nella polemica fra le correnti interne del suo partito, egli conduceva una [99] B·ibloteca Gino Bianco

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