fondendo la loro semplicità e la loro gaiezza. Furono essi, col loro mec- .canico benessere, i portatori di un allettante messaggio dei vecchi emigrati alle popolazioni che mai, nei sempre più poveri paesi del Molise, avevanO rinnegato il sogno di emigrare. E difatti, subito dopo la fine della guerra, attenuate le leggi restrittive sull'immigrazione, i primi contingenti di lavoratori"molisani ripresero le vie dei nuovi continenti con la naturalezza di una consuetudine che u11:evento fortuito abbia momentaneamente interrotto. Furono quelli tra il 1946 e il 1949 gli anni di più intenso sviluppo dell'emigrazione cosiddetta libera: chiunque riuscì ad avere un atto di richiamo lasciò subito il Molise. Ma il fenomeno non si verificò in eguali proporzioni su tutto il territorio della regione. Esso si sviluppò particolarmente nell'Alto Molise e nel circondario di Is-ernia, caratterizzati da economia agricola più che altrove polverizzata, e quindi anche dall'assenza di bracciantato total~ mente misero. Furono i piccolissimi proprietari di queste contrade che, vendendo il campo o la cas,ain paese, o l'uno e l'altra insieme, riuscirono a raggranellare la somma necessaria al viaggio. Gli aspetti del fenomeno sono, naturalmente, molteplici: eccone una sintesi, tutt',altro che completa, relativa ad alcuni centri del circondario di Isernia e dell'Alto Molise. 1 Cantalupo del Sannio .-- È, tra i villaggi del Molise, uno dei meno uggiosi. A 587 m. sul mare, tra i primi contr~fforti del Matese, le sue case non sono grige e povere nell'aspetto come quelle degli altri borghi montani: ha strade ampie, una bella piazza e case intonacate, prevalentemente sul rosso. Dà un'impressione di benessere: tuttavia è tra i comuni che , hanno fornito i più alti contingenti all'emigrazione: oltre 1.000 emigranti su quasi 3.000 abitanti. In verità, sotto l'apparente benessere, si nasconde una crisi totale delle attività economiche. A Cantalupo, mentre la costruzione dell'acquedotto molisano riportava al lavoro qualche diecll\3- di disoccupati, un centinaio di famiglie venivano gettate sul lastrico dal falli~ mento di alcune iniziative industriali: fallito un p,astifi.cioche occupava 20 operai; una fabbrica di laterizi, con 35 operai, ha dovuto soCCombere alla concorrenza; un'impresa boschiva, che dava lavoro ~ 50 operai, si è trasferita altrove, perchè oppressa, dicono, dai contributi assicurativi. La emigrazione interna ha f,atto il resto: è migrato perfino il consigliere pro- [92] Biblioteca Gino Bianco· ,
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