Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

« tipo italiano» fin qui applicati e quelli di « tipo britannico» finora inesistenti: e riconosce saggiamente che all'uopo si impone una coordir1=azione dei provvedimenti da parte degli organi statali. « Una programmazione di tal genere (cioè t1na programmazione degli incentivi e delle facilitazioni) ---:- conclude il V. - potrebbe dare anche utili elementi di giudizio sulla con·venienza di concentrare i mezzi a disposizione sulle nuove zone industriali che spontaneamente sono state indicate dalla privata iniziativa o, viceversa, sulla opportunità di integrare questa concentrazione con l'assistenza alle iniziative singole che si andrebbero a manifestare in regioni industrialmente vergini>>. Ci auguriamo anzi che gli articoli del V. sottintendano un'ispirazione ufficiosa. Un'altra questione che riguarda molto da presso lo sviluppo economico del Mezzogiorno, questa volta per ciò che concerne l'agricoltura, è quella della riforma fondiaria, in merito alla quale, afferma il nostro Rossi-Doria ne LA STAMPA del 24 novembre, sorge oggi << un grosso problema di politica generale e di politica agraria». Dopo aver ricordato come le previsioni per i finanziamenti all'uopo predisposti abbiano dovuto essere modificate, essendosi esauriti oramai i fondi inizialmente stanziati a causa dei maggiori oneri sostenuti nel corso dell'opera fino ad oggi svolta (perchè la riforma si è applicata su 110 mila ettari in più; per la dotazione di scorte agli assegnatari, nonchè di anticipazioni a Jento rimborso non previste; perchè gli Enti 1 hanno dovuto eseguire opere di bonifica; perchè gli stessi Enti hanno dovuto costruire borghi, organizzare servizi, creare industrie trasformatrici, anche esse non previste nel calcolo iniziale; perchè le previsioni sono state fatte in termini lontani dalla realtà dei' prezzi), il Rossi-Doria calcola che le richieste per i1 l completamento della riforma << porterebbero al raddoppiamento dei 384 miliardi inizialmente stanziati» per una quota di un milione per ettaro e di sette milioni e mezzo per famiglia. << Queste· cifre da sole dimostrano come ben presto il Parlamento si troverà a dover risolvere non un piccolo, ma un grosso problema rispetto al quale non si saprebbe dire quali delle tre possibili soluzioni parlamentari -· voto negativo, approvazione senza discussione o compromesso empi,rico - potrebbe risultare più grave »·. La riforma, ovviamente, non si può fermare, pena una crisi disastrosa per molte ragioni. Tuttavia, osserva il Rossi-Doria, dato che le richieste riguardano non solo programmi in corso di attuazio11e, ma anche quelli da sviluppare nei prossi1ni anni, si offre l'occasione al Parlamento per « fare il punto della situazione e per chiedersi entro quali limiti e in quali luoghi convenga portare a t~rmine l'opera intrapresa lungo le linee e con i metodi seguiti in questi primi cinque anni di applicazioni delle leggi >>. Il problema ~ ci9è di decidere se la riforma fondiaria deve « tutta realizzarsi nelle forn1e della colonizzazione per appoderamento », nelle forme dirette della « colo- [72] Biblioteca Gino Bianco

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