iniziativa d'intrapresa nel suo momento iniziale, e niente più. E' questo che qui ci interessa di rilevare: questa assoluta incomprensione del fatto -·che nessun privato si sentirà di affrontare i gravosi rischi di un insediamento industriale in una zona depressa, se almeno non potrà contare su una minore difficoltà all'atto iniziale dell'insediamento. E del resto queste argomentazioni rivelano palesemente certi reali intendimenti quando, sempre in SICILIA DEL POPOLO (del 6 dilcembre), un C. Castellano ribadisce « la opportunità di escludere eventuali doppioni e di non entrare in logoranti quanto inutili gare con le industrie già esistenti nel Nord »; è lo stesso C. Castellano i1 quale asserisce che « non tutti i monopoli sono malefici; ve ne sono di buoni (sic!) e sono proprio quelli che hanno raggiunto l'odierna configurazione monopolistica come epilogo di un lungo processo selettivo di concorrenza » (affermazione, quest'ultima, che è decisamente coerente alla teoria marxistica dello sviluppo economico: è sicuro il Castellano di non aver sbagliato partito?). Ed è una vera fortuna per SICILIA DEL POPOLO che, accanto a queste argomentazioni, abbia accolto (il IO dicembre) quelle assai più valide di V. Ziino; il quale giustamente conclude: « perchè un cittadino, provvisto di capac~tà personali e di capitali, trasferisca dal continente italiano o da altri Paesi ... il suo domicilio in Sicilia, è del tutto elementare ... che debba essere stimolato dalla quasi certezza di benefici nel campo economico ». · Ci sarà semmai da osservare che certe pretese sindacalistiche, come quelle espresse dalla C.I.S.L. sullo stesso giornale (il 2 dicembre), invece di giovare ai lavoratori, per pretender troppo dai nuovi industriali potrebbero costituire una remora alle iniziative; e quin<:fi in definitiva, per voler assicurare i più vasti benefici alle maestranze, non assicurare loro nemmeno il lavoro. Ci sarà da osservare che sarebbe opportuno individuare e determinare zone specifiche e settori specifici nel concedere i contributi; e che bisognerebbe escogitare gli strumenti perchè l'applicazione delle provvidenze sia affidata ad organi tecnici indipendenti (limitando cioè le competenze degli organi sindacali industriali ed operai, e in parte anche quelle degli elementi politici locali, a una funzione consultiva piuttosto che deliberativa, per evitare il prevalere di criteri particolaristici). Ma sia ben chiaro comunque che gli « incentivi » ci vogliono, e che essi, se attuati con criterio, non costituiscono << pa terna!lismo ». In merito alla questione della opportunità di integrare la politica di industrializzazione con «incentivi> e provvedimenti di << tipo britannico>, interviene F. Ventriglia su 24 ORE con due articoli, l'uno del 26 novembre, il secondo del 7 dicembre. Non possiamo che esser lieti dell'allineamento del responsabile dell'ufficio studi dell'Isveimer sulle posizioni di Nord e Sud e del suo esplicito riconoscimento di quanto da tempo questa rivista va reclamando. Il V. suggerisce appunto una combinazione tra i provvedimenti di [71] Biblioteca Gino Bianco •
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