Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

Leone recentemente scomparso, padre del Presidente della Camera. La lista fu capeggiata - e a molti ciò parve il simbolo di tutto un programma - da un certo marchese Domenico Battiloro di Rocchetta Quarto, presidente della sezione campana dell'U.C.I.D. (connubio fra il geddismo e i « padroni del vapbre ») e consigliere del Banco di Napoli; e questo calderone elettorale fu sostenuto persino dall'on. Fanfani, che, venuto appositamente da Roma, si espose addirittura ad essere rumoreggiato dall'assemblea. La vittoria di <<Politica Sociale », in quanto ottenuta contro una lista in cui i fanfaniani si erano affiancati .ai <<notabili», non fu schiacciante e, soprattutto, non risolse, anzi aggravò, il problema dell'unità delle sinistre, esasperando rivalità e risentimenti. Essa si avvaleva in parte dell'apporto di ce1·ti elementi ambigui e scontenti che, esclusi dalla opposta lista per ragioni di numero, si riversarono, di nulla convinti e a nulla aspiranti, eccet_to che a un seggio in consiglio, nella lista Ducceschi-Pellegrino. Quanto al risultato stesso della votazione, più che una scelta politica, esso esprimeva soltanto il generico rifiuto del_lasoluzione temporeggiatrice proposta da <<Iniziativa ». Il dissenso tra i migliori elementi delle due correnti era intanto divenuto più grave, compromettendo la possibilità di una politica unitaria d'opposizione in sede di consiglio comunale; mentre le varie manovre trasformistiche che a suo tempo avevano caratterizzato l'elezione dei consiglieri provinciali non potevano non riflettersi in sede di formazione della Giunta provinciale. -- Abbandonato da quegli elementi scontenti e fluttuanti che lo avevano inizialmente seguito soltanto per ragioni contingenti, il gronchiano dott. Pellegrino fu difatti costretto a formare una Giunta minoritaria, con l'elezione a segretario provinciale dell'ex on. Liguori. L'unica maniera per procedere alla progressiva eliminazione del centro trasformista di ispirazione parlamentare era di lavorare a ricostituire la naufragata <<unità delle sinistre»; e ciò la Giunta avrebbe dovuto proporsi. Ma ciò era possibile solo se « Ini- , ziativa » fosse tornata a tener fede alle sue posizioni del Congresso nazionale ed ai propositi, più volte manifestati, di una politica di recupero democratico nel Mezzogiorno; o almeno si fosse ispirata all'esempio siciliano, all'indirizzo seguito da Gullotti. Ma a Napoli in un primo momento la corrente di Fanfani è rimasta impigliata nella rete intessuta nuovamente dai notabili della destra e del centro locale. Fu presentata una mozione di sfiducia avversata dal solo esponente sindacalista in seno al consiglio provinciale (l'ing. Bruno Milanesi) e cosi cadde la Giunta minoritaria dell'on. Liguori. Il 14 novembre 1955 « Iniziativa Democratica > e i suoi compagni di destra e del cosiddetto centro formavano una nuova Giunta, scegliendo a Segretario provinciale lo stesso prof. Paolo Barbi, consigliere nazionale della D. C. Lo scioglimento del Comitato cittadino e la sua sostituzione con un Commissario, la composizione di una Giunta che non esprime il pensiero dell'ultimo con- 1 [65] Biblioteca Gino Bianco

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