Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

•I La D. C. a Napoli « Ci fanno ridere i borbonici moderni che pensano a una progredita democrazia economica, lusingandosi di accoppiarla ad una destra politica. Nessuna apertura o collaborazione con aggruppamenti politici che per il loro programma, i loro metodi, i loro obiettivi palesi o sottintesi, la loro curiosa interpretazione della Costituzione, costituiscono un pericolo per la democrazia, anche se per ipotesi potessero dichiararsi favorevoli al progresso della democrazia economica. Non è possibile pensare a certe collaborazioni che fatalmente provocherebbero franamenti nel corpo elettorale proprio a sinistra e, malgrado ogni ispirazione contraria, limiterebbero la nostra capacità nel rinnovamento dello Stato e della società italiana, specialmente nella I tali a meridionale ». Pronunziate a Napoli, durante il Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana del giugno '54, queste dichiarazioni dell'on. Fanfani, per quanto riferite a situazioni generali, assumevano un particolare significato di ferma e irreducibile opposizione a quello che era e rimane, dal 1952, l'obiettivo numero uno della battaglia democratica nella capitale del Mezzogiorno continentale: il regime amministrativo di Lauro. E, sia pur indirettamente, suonavano garanzia di una lotta decisa che il partito di maggioranza governativa avrebt>e condotto anche in sede cittadina per stroncare il malgoverno monarca-fascista; sia nell'interesse generale dei cittadini, sia nell'interesse della stessa D. C. cui non conveniva certo, e non conviene, lasciare alle sole sinistre socialcomuniste il monopolio della facile e produttiva opposizione comunale. A un anno e mezzo di distanza quelle dichiarazioni programmatiche sembravano relegate nel campo dei propositi non attuali, si da far reagire qualcuno fino al punto di affermare, nei mo1:1enti di delusione, che << Fanfani non è un fanfaniano »; e cioè, che, pur essendone il capo, egli non è affatto la espressione di quella corrente di sinistra d. c.: << Iniziativa democratica>, la cui base sembra veda spesso frustrati, dal tatticismo del Segretario nazion~le e dei suoi fidi insediati nelle segreterie provinciali, le proprie aspirazÌoni anticlientelistiche e antitrasformistiche. Da ciò è nato a Napoli un certo fermento avverso alla linea di compromesso nei confronti dell'amministrazione Lauro seguita dalla segret~ria provinciale, tenuta dal 1953 al 1955 dall'avv. Azzone, fanfaniano. E di qui anche il rafforzamento della corrente di « Politica Sociale », ispirata al « messaggio » del Presidente Granchi. È stato ·quasi un colpo di scena quando questa corrente è uscita vittoriosa dall'ultimo congresso provinciale; ma essa ha poi visto presto dileguarsi i vantaggi acquisiti, un po' per gli errori tattici commessi, molto per le trame che i notabili trasformisti della D. C. campana sono riusciti ad intessere alle sue spalle. E a questo punto conviene fare un po' la storia interna, per quanto [62] Biblioteca Gino Bianco ..

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