Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

che paga ogni anno so~e enormi - fino ad oltre 5 miliardi annui - a vantaggio quasi esclusivo della speculazione; e per i documentaristi, cui non è concesso il minimo necessario per realizzare opere utilmente dignitose, secondo quanto era insito nello spirito dei legislatori. Ecco, allora, che si impone il rimedio. Ecco che bisogna garantire al pubblico spettacoli documentari dignitosi, specie se l'intento di tali spettacoli non è solamente ricreativo, ma preminentemente educativo. Ed ecco che diviene anche opportuno, da un altro punto di vista, tener conto dell'esborso del bilancio dello Stato, esborso - come si è visto - ingentissimo e controproducente, il cui risparmio non potrà che giovare alle finanze statali. Quale migliore occasione per un governo di effettuare rispa~i importanti senza danneggiare interessi leciti? E vogliamo, nel contempo, eliminare la speculazione, che rappresenta, con la sua << caccia al premio governativo~, la tara basilare dell'attuale situazione? Eliminiamo., allora., il premio dello Stato: questo è quanto propongono gli stessi documentaristi. Essi dicono che è maturo il tempo, dopo le esperienze di questi anni, per spingere il mercato dei cortometraggi nazionali verso la prassi dei noleggi retribuiti. Cosi come avviene, ad esempio, in Francia, in Portogallo, ed i11 altri paesi civili. « Noleggio retribuito» vuol dire che i proprietari di sale cinematografiche, per poter ottenere un cortometraggio da proiettare, dovranno pagarne il fitto o noleggio: come cioè accade per i films a lungo metraggio. È naturale osservare, a questo punto, che, per il necessario incremento della produzione documentaria (onde cioè l'esercente non rifiuti il cortometraggio), la legge dovrà chiaramente stabilire l'obbligatorietà della programmazione e relativa proiezione del documentario per ogni spettacolo cinematografico. Ed è anche giusto che all'esercente voglia concedersi, al riguardo, un modesto rimborso delle spese erariali. Inoltre i documentaristi suggeriscono l'adozione dell'abbonamento fisso (ciò che vuol dire: quel determinato documentario sia presentato sempre con quel determinato film); e forse non hanno torto. Infatti, se non si stabilisse un tale obbligo, ci troveremmo nuovamente di fronte al caso del documentario che, in quanto abbinato a più film contemporaneamente, verrebbe ad incassare cifre di noleggio sbalorditive, a vantaggio di qualche gruppo monopolistico ed a svan- ~aggio ancora del pubblico, costretto a sorbirsi a più riprese la proiezione del medesimo documentario. Spingere, in definitiva, una simile produzione verso la libera iniziativa privata, ma J?reordinare una regolamentazione che funzioni da implicito controllo, non prestabilire limiti - visto che non si avrebbero più giustificazioni di bilancio statale - al volume numerico della produzione stessa (i limiti verranno ovviamente stabiliti dallo stesso mercato), facilitare la se- · lezione dei prodotti prima attraverso la concessione o meno della program- . [54] Biblioteca Gino Bianco

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