• senza alcun dubbio abile: ma essa trascura semplicemente il lato essenziale della questione. Che il Bruno non accettasse alcuna f orm,a storica di religione, che tutte le varie confessioni gli apparissero in ultima analisi dominate da un cieco ed egoistico furore, non si spiega tanto con una sua sostanziale irreligiosità, con una concezione dell'universo che a Dio e alla divinità aveva sostituito l'ateistica tesi dell'eterno ritorno delle medesime forme naturali, ma al contrario con una religiosità tutta diversa e assai lontana sia da quella cattolica che da quella protestante, più aderente di quanto quelle non fossero e non pòtessero essere all'universale anima della natura: quella religiosità, insomma, che il Bruno aveva delineato in tante sue pagine e che ancor.a nella sua ora estrema egli aveva rivendicato, quando aveva distolto con sdegno lo sguardo dal crocifisso che gli veniva offerto, e alle ipocrite esortazioni alla penitenza aveva risposto di morire « martire e volentieri >>. perchè la sua .anima si sarebbe congiunta, attraverso il fumo del rogo, alla vita infinita dell'universa natura. E del resto, non dice continuamente (e certo giustamente) il Badaloni che questa dottrina è la premessa dell' etic.a di Giordano Bruno, della vittoria dello spirito sulla paura della morte, sul terrore dell'oltretomba che, come diceva Amleto, fiacca il volere e, nel nome della coscienza, inclina alla viltà? E non c'è in questa complessa esperienza di dominio individuale delle passioni un chiarissimo presupposto religioso e metafisico? Tutta la critica dei culti e delle superstizioni ha, come ha benissimo mostrato il Garin, la sua origine proprio in· questo atteggiamento del Bruno, che è religioso, se non cristiano: nè credo che il Badaloni avrebbe difficoltà da muoyere a proposito di questa dissociazione, dal momento che non dovrebbe costargli sforzo alcuno ammettere che cristianesimo e religione non sono di necessità termini correlativi, e che si può ben dare esperienza religiosa fuori delle forme storiche del cristianesimo. Del libro del Badaloni si potrebbe certo continuare a discutere a lungo, sottolineando problemi e rilevando le molte difficoltà che la sua interpretazione ancora offre: e sopra tutto rimarrebbe da riprendere il problema di quel processo cui anche il Badaloni dedica una lunga analisi, e che, malgrado i pregevoli studi del Corsano e del Firpo, seguita a rimanere uno dei punti più delicati e controversi che l'esegesi bruniana presenti. Ma esaminare un problema del genere, significherebbe impegnarsi in un discorso sulla filosofia del Bruno e su tutta la storia delle sue concezioni ' [42] Biblioteca Gino Bianco
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