Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

una discriminazione aprioristica dei problemi, una qualificazione sottilmente antistorica della loro importanza, perchè attenta piuttosto agli astratti contenuti che alle <<guise>>(per dire con Vico) del loro storico « nascimento». 1 Ma nel libro del Luporini questi potrebbero esser punti non chiari o non perfettamente persuasivi, non tali tuttavia da intaccare la sostanza della sua interpretazione del pensiero e della scienza di Leonardo, ~ tantomeno la sua concezione generale della storia. Ed in effetti, se qualche giudizio tradisce una sottile violenza ideologie~, e altri una non adeguata elaborazione, questo non toglie che il quadro della sua interpretazione risulti abbastanza fermo, e quello della sua metodologia sostanzialmente intatto. Ma il punto di maggior dissenso riguarda in realtà non questo o quel giudizio, e neppure in fondo le forz,ature interpretative che turbano ', talvolta l'equilibrio del suo discorso, ma proprio la sua metcxlologia. E non tanto per quel che il Luporini dice della scienza di Leonardo (i~ pagine che ci son sembrate molto interessanti e spesso penetranti, ma sulle quali siamo troppo incompetenti per poter discutere), ma piuttosto per quel che sostiene sull'ambiente culturale in cui Leonardo si formò, per i giudizi che egli dà di pensatori e di momenti storici di grande importanza, per le evidenti semplificazioni che introduce in questioni molto complesse e delicate. Tutte conseguenze, mi sembra, delle sue premesse metodologiche. Si veda ad esempio quel che in questo libro è detto, a più riprese, di Marsilio Ficino. Nessuno più di noi è persuaso (e del resto non sono novità!) che di Marsilio tutto si possa dire fuor che era un pensatore pronto a tutte le b,attaglie e a tutte le lotte, intransigente nella difesa dei suoi convincimenti, fermo negli atteggiamenti morali e politici. Non c'è bisogno di esser specialistici conoscitori della sua filosofia, per sapere del suo atteggiamento verso quel Savonarola che da vivo aveva seguito almeno con interesse, e che, dopo morto, trattò come l'Anticristo stesso: e in genere, dai documenti che si posseggono della sua vita, vien fuori una perfetta figura di filosofo cortigiano, alieno dai grandi contrasti politici, tanto cari ai pensatori fiorentini del primo quattrocento o dell'ultimo trecento. E tuttavia, una cosa è sottolineare tutti questi aspetti, una cosa, ancora, è limitare il senso e il significato della sua filosofia rispetto a tutte le esaltazioni inadeguate cui essa ha dato luogo, un'altra cos.a è dire che il suo atteggiamento è in fondo quello di chi cercava, in evidente armonia con le intenzioni della classe [33] Biblioteca Gino Bianco

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