meno che per libertà non s'intenda la stessa schiavitù dell'uomo, la sua vita indegna della condizione umana, la sua alienazione, la sua soggezione al destino. Perchè Marx dice bensì senza alcun dubbio, che la storia è fatta dagli uomini, ma aggiunge anche che gli uomini son schiavi di quelle stesse situazioni che han contribuito a creare. E d'altra p,arte, se questa premessa mancasse, non si comprenderebbe più nulla del formidabile spirito liberatore che anima tutte le sue pagine _efa la loro grandezza e il loro fascino: la vera libertà non è quella degli uomini che, in circostanze tragicamente contraddittorie han finora fatto la storia, ma quella di coloro che comprendono questo stato delle cose, e per ciò stesso lo modificano .con piena e assoluta coscienza della sua struttura contraddittoria. La vera libertà non è dell'uomo alienato, ma dell'uomo rivoluzionario che supera nell'azione le contraddizioni reali della società: e qui sta, come si diceva, il formidabile mordente politico della dottrina marxista, che mentre denuncia la servitù dell'uomo, le sue contraddizioni, la sua coscienza lacerata, la sua vita tenuta al livello delle bestie, (7) celebra la sua umanità e la sua libertà sul piano del suo stesso integr~le riscatto. Se quindi alle troppo facili e troppo frequenti accuse di determinismo i marxisti rispondono che, per operare il << capovolgimento della praxis » l'azione degli uomini è talmente indispensabile che senza di essa quel rovesciamento rimarrebbe una vana intenzione, la loro risposta non può non esser condivisa. Ma purchè rimanga ben chiaro che il capovolgimento della praxis è opera degli uomini che hanno compreso la contraddizione suprema della r~ltà, è opera del «partito» (secondo le precisazioni di Lenin), e non può essere invocato nè contro la precedente interpretazione del rapporto struttura-superstruttura, nè (di conseguenza) contro le interpretazioni del marxismo come filosofia della storia. Il carattere di filosofia della storia del marxismo è infatti dato proprio dall'insistenza sulla necessità del passaggio dal regno della necessità a quello della libertà: una necessità che non è meno reale e definitiva per il fatto che non può esser realizzata senza l'intervento determ~nante dell'azione umana. Perchè, anche .ammesso che (7) Si veda ad esempio Engels nell' Antz·-duhring, cit., << Con ciò [con la presa di possesso dei mezzi di produzione] l'uomo si .separa definitivamente per la prima volta, in certa maniera, dal mondo animale, passa dalle condizioni di esistenza degli animali a condizioni veramente umane ». [24] Biblioteca Gino Bianco
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