Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

... rapporto meccanico, ma dialettico, non implica la determinazione << fatale » della struttura sulla superstruttura, per la buona ragione che, come i fondatori del marxismo hanno spiegato a chiare note, le superstrutture reagiscono sulla struttura, della quale sono riflessi, la modificano e contribuiscono così al cangiamento della realtà. E l'interpretazione deterministica si rivela perciò del tutto arbitraria, dal m~mento che quella che vien fuori da una attenta restituzione dei testi, non è un'aprioristica filosofi.a della storia (la « scellerata pedagoga della storia passata e futura », come la definì una volta Adolfo Omodeo) ma un.a concreta filosofia del lavoro umano, una filosofia dell'uomo reale, unico protagonista, a giudizio di Marx, della Stlia storia. Vero è che a questa dimostrazione si sarebbe pur sempre potuto replicare che, come Marx ed Engels avevano chiaramente ammesso, « in ultima analisi » la storia era pur sempre determinata dall'elemento economico, che la sua continuità era costitui~a dalla continuità delle strutture (e sono interessanti a questo proposito le << periodizzazioni » degli storici marxisti), e che la dialettica rischiava così nuovamente di squilibrarsi •in un senso non precisamente umano. Ma anche a questa ulteriore e più interna obbiezione, i marxisti potevano sempre rispondere che l'uomo reale è quello che agisce in << condizioni ben determinate», e non nel paradiso idealistico della «Coscienza>>~e che l'aver richiamato questa preminenza non immediata ma mediata dell'economia era in fondo la miglior prova del carattere intimaIIlente antiteologico, materialis.tico e critico della concezione di Marx ed Engels. Nè sarebbe stato legittimo identificare la struttura con un « Dio ascoso>>,un « ·motore immoto », un « noumeno >>, perchè la struttura a differenza di Dio può esser studiata (come avvertiva chiaramente il Gramsci) storicamente ed empiricamente: ed anche per que- ' sta via, quindi, il carattere umano, immanente e materialistico del marxismo veniva dimostrato come meglio non si sarebbe potuto. Niente struttura come « cosa in sè >>: queste critiche, lungi dal chiarire il problema del marxi: smo, confutando la sua logica, si chiarivano esse stesse, alla luce della logica marxista, come prodotti di una << mala coscienza » borghese in cerca di pretesti per la difesa dei suoi privilegi e della sua « egemonia ». Critica di classe, dunque, non critica scientifica: e come tale, da combattere non solo con le armi della critica filosofica, ma con quelle della lotta politica e sociale. Il marxismo rivendicava in tale modo la sua originalità: il nesso inscindibile di pensiero ed azione, di teoria e praxis. [20] Bibliot ca Gino Bianco •

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